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All’Ischia Film Festival 2018 trionfa “Il Cratere” di Silvia Luzi e Luca Bellino

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All’Ischia Film Festival 2018 trionfa “Il Cratere” di Silvia Luzi e Luca Bellino, riconosciuto come il miglior film nella sezione lungometraggi che si aggiudica anche il premio SonyATV per la migliore colonna sonora in un film italiano, al termine della XVI edizione dell’Ischia Film Festival.

La Repubblica Dominicana si prende il premio per la migliore regia e per la migliore scenografia per “Sambà”, film molto amato anche dal pubblico. Una regia vitale, aspra e calibrata che riesce ad attraversare il mondo della boxe e la realtà sociale della Repubblica Domenicana evitando ogni facile cliché.

La migliore fotografia se l’aggiudica invece Daniel Leo per il film polacco “Man Proposes, God Disposes”. Perché dietro ogni immagine c’è la forza di un viaggio che accompagna e completa i personaggi, con un impatto visivo sempre presente ma mai invadente.

Il miglior cortometraggio è “Domesticado”di Juan Francisco Viruega, per la completezza drammaturgica, lo stilo fotografico in grado di raccontare senza dialoghi una storia semplice ma eterna con echi di tragedia greca ma con lo stile più classico del Grande Cinema.

Menzione speciale per la breve commedia britannica “Call Me Alvy” di Alexei Slater, per la capacità di trasmettere allo spettatore i temi e la poetica di un maestro della storia del cinema come Woody Allen, restituendone sia il graffio cinico che il tocco lieve.

Premio Location Negata a Giulio Tonicelli e il suo “Happy Today”, mentre il premio per il miglior documentario è stato assegnato a “Burkinabè Rising: the art of resistance in Burkina Faso” di Iara Lee, per la sua forza espressiva. Le forma d’arte documentate regalano allo spettatore immagini ricche di speranza, colore e dignità. Dove c’è oppressione, l’arte brulica e vive nonostante tutto. Quello che il mondo chiama spazzatura, in Burkina Faso si ricicla, si reinventa e rinasce come strumento musicale.

Una menzione speciale va a: ” Aperto al pubblico” di Silvia Bellotti
per essere riuscito a dimostrare che un documentario può essere un mezzo di espressione artistica che nel comunicare, documentare e spiare una realtà complessa, ha il potere di regalare un sorriso al pubblico.

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