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Anticorruzione, attriti Conte-Cantone. Il premier lo chiama: “Rafforzare la lotta”

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Il protagonista involontario di queste prime ore del nuovo governo giallo-verde è Raffaele Cantone. L’autorità Anticorruzione era stata chiamata in causa dal premier Conte durante il suo intervento alla Camera per i “risultati inferiori alle aspettative”. Oggi, a margine di un convegno, ha risposto: “Continuerò a fare anticorruzione, il mio incarico scade nel 2020”. E a chi gli ha chiesto se si sentisse sotto assedio ha risposto: “No, sono tranquillo. Possiamo anche essere insoddisfatti ma abbiamo fatto grandi passi in avanti come paese, non mettendo la spazzatura sotto il tappeto ma buttandola fuori di casa. E non è vero che parlare di corruzione fa male al paese, è una bugia. Negli ultimi tre anni nella percezione della corruzione l’Italia ha guadagnato dieci posizioni nelle classifiche internazionali”.

Intanto si apprende da una nota di Palazzo Chigi di una telefonata “cordiale” tra Conte e cantone. I due presidenti hanno convenuto sulla “necessità di rafforzare la lotta alla corruzione operando, tuttavia, una semplificazione del quadro normativo vigente”. Avevano fatto scalpore le dichiarazioni di Luigi Di Maio secondo cui il codice appalti messo a punto da Cantone andava “rivisto”.

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