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Arabia Saudita: cade il tabù delle donne alla guida

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Il 24 giugno è una data storica per le donne in Arabia Saudita che potranno finalmente mettersi al volante. Il Paese infatti era l’unico dove vigeva ancora questo divieto.

Da mesi il regno si prepara all’evento, e già a gennaio era stato aperto il primo salone dell’auto dedicato esclusivamente a pubblico e clienti femminili. Finora le donne, relegate ai sedili posteriori delle automobili, dovevano fare affidamento su mariti, fratelli o autisti per compiere operazioni elementari, come recarsi al lavoro o portare i figli a scuola. 

E mentre sono state rilasciate le attiviste che da anni si battono per il diritto alla guida come Eman al Nafjan e Lujain al Hathloul, già a settembre quando è stata annunciata la fine del divieto, è scattata la corsa all’estero, soprattutto a Dubai, per iscriversi a una scuola guida.

Le prime 10 patenti sono state date a inizio giugno a saudite che già ne avevano una straniera. Si stima che in questa prima fase ne saranno emesse 8 mila.

Con una forte separazione tra i sessi, l’apertura della guida alle donne pone ora anche il problema di fare benzina. Al momento l’unica benzinaia ufficiale del regno è un’ex giornalista, Mervat Bukhari.

Altro nodo posto della divisione uomini-donne è come controllare chi sta al volante: servono vigilesse. Annunciata la fine del divieto, il Direttorato Generale del Traffico ha autorizzato una sezione femminile nel proprio corpo di polizia, con nuove opportunità di lavoro.

Inoltre la possibilità per le donne di guidare aprirà anche il mercato dei «taxi rosa», dove saranno donne sia il cliente sia il tassista. Si attendono almeno 10 mila richieste di donne per prendere la licenza, mentre molte si sono già iscritte a Uber e alla variante araba Careem.

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