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Caritas: la capitale della povertà è Roma

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Allarme della Caritas secondo cui la povertà a Roma cresce e investe persone dei più disparati strati sociali; ceto medio, diplomati, gente che ha visto la vita cambiare improvvisamente e che ora si trova in coda per la mensa o per un pacco alimentare. Quasi la metà dei “nuovi poveri” sono italiani.

A tracciare il quadro del disagio è la Caritas diocesana nel Rapporto presentato alla Lateranense con il Vicario di Roma, mons. Angelo De Donatis.

Sempre secondo il rapporto si è creata anche “una classe di nuovi poveri, nelle periferie e nelle classi sociali meno abbienti, ma pure nella classe media” a causa di servizi pubblici non sufficienti che scaricano sulla famiglia una spesa sociale sempre crescente. 

“Se l’Italia, soprattutto l’universo giovanile, ha accusato ferite a causa della crisi, Roma è anche in questo ‘capitale'”, sottolinea Caritas Roma riferendo che il popolo dei senza dimora e dunque “in povertà estrema” arriva fino a 16mila persone. Ma c’è anche un “barbonismo domestico”, cioè “persone in abbandono totale pur vivendo in una casa”.

In Italia − secondo i dati Istat − vivono in uno stato di povertà 1 milione 582 mila famiglie, un totale di quasi 4,6 milioni di individui. Si tratta del numero più alto dal 2005 ad oggi; e si tratta, parlando di povertà assoluta, della forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno, dalle famiglie con due o più figli minori, dalle famiglie di stranieri, dai nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un’occupazione o operaio e dalle nuove generazioni. Un elemento inedito messo in luce nel rapporto e che stravolge il vecchio modello di povertà italiano è che oggi la povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all’età, diminuisce all’aumentare di quest’ultima. La persistente crisi del lavoro ha infatti penalizzato i giovanissimi in cerca “di una prima/nuova occupazione” e gli adulti rimasti senza un impiego.

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