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Crisi Alitalia, il premier Gentiloni: “Preoccupato e deluso”

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Dopo la netta vittoria del “no” nella consultazione chiamata dai sindacati, il premier Paolo Gentiloni, che dal canto suo aveva sostenuto apertamente un voto positivo da parte dei lavoratori di Alitalia sull’accordo con l’azienda per i tagli e il rilancio, chiude le porte alla nazionalizzazione della compagnia.

“Mancano le condizioni” ha chiarito il presidente del consiglio che si è detto “preoccupato e deluso” per quello che sta accadendo in una grande impresa come Alitalia: “devo dire che da parte mia c’è stata delusione per l’opportunità offerta dall’accordo che non è stata colta”. “Tuttavia – ha poi aggiunto Gentiloni – il governo si sente impegnato a non disperdere le risorse di asset e lavoro della compagnia, ci lavoreremo sapendo che la decisione presa nel referendum rende più difficile accettare la sfida”.

Intanto il ministro per lo sviluppo economico, Carlo Calenda, ha ribadito che per garantire la continuità aziendale “’unica cosa che serve è avere un prestito-ponte dallo Stato intorno ai 300-400 milioni per assicurare sei mesi di gestione” prima della vendita. Sotto questo aspetto la Ue ha detto di essere “in contatto costruttivo con l’Italia”.

Ieri il cda della compagnia ha preso atto del rifiuto dei lavoratori e ha annunciato che con l’assemblea della prossima settimana sarà avviata la pratica per l’amministrazione straordinaria: l’ex vettore di bandiera dovrebbe essere affidato a tre commissari, con Luigi Gubitosi in pole. 

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