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Governo, tavolo tecnico tra Di Maio-Salvini. Monito di Mattarella

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E’ in corso dalle 14 di oggi pomerigio al Pirellone di Milano un tavolo tecnico tra i parlamentari del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord. Oltre ai leader dei due partiti politici Luigi Di Maio e Matteo Salvini, presenti anche per il Caroccio Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli, Nicola Molteni, Armando Siri, Gian Marco Centinaio e Claudio Borghi e per i 5 Stelle Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede, Vincenzo Spadafora e Laura Castelli.

Nel corso della riunione tecnica è stata completata una prima bozza del programma comune, un plico di circa una ventina di pagine con in cima alla copertina i simboli del M5s e della Lega e il titolo “Contratto per il governo del cambiamento“.

In queste ore è in corso la revisione nei dettagli da parte delle delegazioni, che a quanto si apprende avrebbero raggiunto il pieno accordo sui primi dieci punti del programma che, potrebbe avere un incremento dei titoli, arrivando a oltre una ventina rispetto ai 19 di questa mattina.

Il tema caldo resta il nome del premier, ma a tenere banco sono anche le questioni Alitalia e Ilva, dossier sul quale la Lega si oppone alla chiusura, oltre al conflitto di interessi.

“Di nomi non abbiamo parlato ancora, oggi si parla del contratto di governo” ha dichiarato il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, rispondendo a chi gli chiedeva se il nome del futuro premier stia ostacolando il negoziato con la Lega. Sulla riabilitazione di Silvio Berlusconi invece Di Maio precisa che “non cambia alcunché” nella trattativa per il governo fra M5s e Lega e che tale trattativa va avanti con l’obiettivo di portare i migliori risultati per i cittadini.

Intanto arriva un nuovo monito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che avverte senza mezzi termini Lega e M5s che ci sarà la sua supervisione per quanto riguarda la nomina del Presidente del Consiglio.
Un avvertimento chiaro che arriva da Dogliani, dove Mattarella si è recato oggi per omaggiare i 70 anni dal giuramento da Presidente della Repubblica di Luigi Einaudi. Il Capo dello Stato ha messo a confronto la situazione politica di allora con quella attuale, ricordando come nel 1953 Einaudi nominò il Presidente del Consiglio senza avvalersi delle indicazioni della Dc, principale gruppo parlamentare.
“Cercando sempre leale sintonia con il governo e il Parlamento, Luigi Einaudi si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio ogni volta che lo ritenne necessario” ha ricordato Mattarella.

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