“Non è il mio genere, il genere umano” Willie Peyote si racconta ad ART-News
5 min readWillie Peyote è un rapper torinese conosciuto sia come solista che come “voce narrante” del gruppo Funk Shui Project. Avvicinatosi al rap nel 2004 dopo alcuni tentativi giovanili con altri generi musicali, fonda il gruppo Sos Clique con Kavah e Shula col quale pubblica diversi demo e un ep intitolato “L’Erbavoglio” nel 2008. A seguito dello scioglimento del gruppo intraprende la carriera solista facendo del cinismo e dell’autoironia un marchio di fabbrica racchiuso nei dischi “Il Manuale del giovane nichilista” del 2011 e “Non è il mio genere, il genere umano” del 2013, ristampato e ampliato in una versione estesa a giugno 2014 per ThisPlay Urban.
Attualmente l’artista sta vivendo un momento particolarmente fruttuoso: ha vinto il concorso per autori “Genova Per Voi”, il più grande portale di musica italiana Rockit lo ha inserito tra i dieci artisti migliori dell’anno, il videoclip del brano “GLIK” (che fa riferimento a Kamil Glik, calciatore capitano della squadra del Torino) ha ricevuto più di 230.000 visualizzazioni, il video del brano “dettagli” realizzato live per VEVO dscvr (DISCOVER) è quello con il maggior numero di visualizzazioni all’interno del format e il tour “Hai fatto quattro date e lo hai chiamato tour” che a discapito del nome, ha avuto un grande successo.
Il 13 aprile verrà pubblicato in free download un EP di cinque brani che anticipa l’uscita del suo secondo album e per l’occasione siamo riusciti a scambiare qualche battuta con l’artista.
Il tuo nuovo album si intitola “Non è il mio genere, il genere umano” senza dubbio un titolo provocatorio.
“In realtà il titolo nasce da un gioco di parole, hai presente quando ti fanno sentire un pezzo che ti fa schifo ma non puoi dirlo e allora ti limiti a dire semplicemente non è il mio genere? Ecco !!! Il titolo è una battuta ed il resto all’ interno dell’album è il riassunto degli ultimi anni della mia vita”.
Si tratta del tuo secondo lavoro da solista?
“Ebbene si, anche se sembra che questo per la stampa sia il mio primo lavoro discografico, forse “Non è il mio genere, il genere umano” è solo il mio primo lavoro di cui qualcuno si è accorto”.
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All’ interno dell’album ci sono 14 brani scritti interamente da te. Da dove trai maggiore ispirazione?
“Dallo schifo che ci circonda, dalla società in cui viviamo, dalle difficoltà che si incontrano quotidianamente nella vita, dalle scelte più banali a quelle più importanti che si fanno e dalle difficoltà che ne derivano. Nel brano “Friggi le polpette nella merda” parlo anche del mio rapporto con la musica in particolare con il rap in particolare, il brano “Turismi “ invece racconto della storia che va al contrario, ossia le persone capaci magari finiscono in strada e senza un lavoro e magari gli incapaci riempiono pagine di giornali e salotti televisivi”.
Nei tuoi testi non manca mai dell’autoironia. Quanto credi sia importante questo aspetto nella musica?
“L’ironia serve in tutto e servirà sempre nella vita in generale, non solo se scegli di fare della musica. Nel mio caso ad esempio , la utilizzo molto soprattutto quando parlo di odio e di nichilismo che non sono affatto dei buoni sentimenti ma cerco di rendere più digeribile il tutto. Magari metterci un pò d’ironia aiuta a non essere pesante, aiuta a non prendersi troppo sul serio. Credo che bisogna prendere molto sul serio quello che si fa e non se stessi”.
La stessa ironia con la quale hai chiamato il tour “Hai fatto quattro date e lo hai chiamato tour” che invece, a discapito del nome, ha avuto un grande successo. Te lo aspettavi un pò?
“Anche qui vedi c’è dell’autoironia per prendermi in giro da solo. Sinceramente non ero preparato al successo e non ho avuto il tempo di ragionarci tanto su perché le cose sono iniziate ed io gli sono semplicemente stato dietro. Il tempo di fermarmi a riflettere ed analizzare questo aspetto non c’è stato e non l’ho tantomeno cercato, anzi piuttosto mi divertente molto questo aspetto ed è quello che vorrei fare per tutta la vita quindi cerco di lavorare per fare in modo che non finisca” .
Ma attualmente il successo mette paura?
“E’ cosi facile finire sotto i riflettori tanto quanto è facile non esserci più l’attimo dopo ed oggi che c’è cosi tanta attenzione anche intorno a quello che faccio ho solo un po’ più di pressione in vista dei progetti nuovi, ma questo è un aspetto che fa parte del gioco per tutti quelli che ,come me, hanno scelto di fare musica nella vita”.
E tu come hai deciso di fare musica?
“Ascoltavo la musica ed il rap fin da bambino e vivendo in una famiglia di musicisti ho iniziato presto ad approcciarmi alla musica suonata. Accompagnavo mio padre ai suoi concerti ed ho iniziato suonando il basso in un gruppo che poi si è sciolto ed in quel periodo ho iniziato a cimentarmi col rap. Successivamente c ‘è stato un momento in cui ho mollato l’ambiente rap ed ho iniziato a suonare la batteria in un gruppo folk-rock ma con la musica non ho mai smesso è l’unica cosa che mi lascia spazio per dire le mie minchiate”.
E’ vero che ti definisci “il non classico rapper” e perché?
“Si è vero l’ho detto ma è stata solo una risposta a quando ho abbandonato un po’ quel mondo. Frequentando l’ambiente rap dal di dentro mi stava un pò stretto, soprattutto per quanto riguarda il tipo di approccio che la gente ha avuto con me agli inizi magari dicendomi che non ero abbastanza rap perché portavo i capelli lunghi o perché non mi vestivo nel modo. E allora quella è stata la mia risposta. Se non ero un rapper prima e e neanche ora che sono un po’ più noto il problema è il vostro, non il mio” .
Un disco che hai apprezzato molto nell ’ultimo periodo ?
“Ho apprezzato particolarmente il nuovo progetto di Damon Albarn mentre per la musica italiana credo che il disco migliore dell’ultimo periodo sia “Il padrone della festa” di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzé”.
Attualmente a cosa stai lavorando?
“Il 13 aprile verrà pubblicato in free download un EP di cinque brani che anticipa l’uscita del mio nuovo album. Un progetto che avrà una direzione molto più marcata e molto più rap del precedente ed ovviamente non potrà mancare una forte carica di ironica”.
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Carmen De Sio
Twitter:CarmenDeSio