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Tajani, serve un governo stabile. La strada dell’Europa obbligata

Scritto il 20 Mar 2018
Da : Marco Trombetta
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Roma – “In Italia troppi si preoccupano più dei voti e poco degli italiani, troppo del consenso e poco della soluzione dei problemi. Vale per tutti i partiti. Invece avremmo bisogno di un salto di qualità. Serve un governo stabile che tuteli meglio gli interessi del Paese, a Bruxelles ma anche qui da noi”. Così il presidente del Parlamento europeo, Antonio TAJANI, su Repubblica, lancia la sua linea politica.

Tajani non ha tutti i torti. In queste ore, infatti, si legge di ogni sui giornali. Dai tatticismi di partito sulle elezioni dei presidenti di Camera e Senato ad un governo Lega-5Stelle; dalla riforma della legge elettorale al voto anticipato in autunno, ancor prima della legge di Bilancio; da un Pd fermo sulle barricate dell’opposizione ad una fusione forzata a freddo tra Lega e Forza Italia. Le scommesse sono aperte.

Pare che la campagna elettorale non sia ancora finita. Ma nessuno parla dei problemi urgenti da affrontare per l’Italia e del suo rapporto con l’Europa che sta riformandosi nelle istituzioni, con una corsa in solitaria franco-tedesca. Tajani, che siede su un osservatorio strategico, sembra tra i pochi ad accorgersene e chiama alla “responsabilità”. Un altro, a dire il vero, lo ha capito: Berlusconi che ripete all’infinito: “Il governo dovrà farsi ad ogni costo”.

I numeri in Parlamento, per una maggioranza di governo omogenea, non ci sono. Il voto rabbioso degli italiani è stato dettato dalle loro (anzi nostre) pessime condizioni economico-sociali. Non dare un governo al Paese sarebbe un salto nel buio. Nulla ci impedirebbe di fare la fine della Grecia. Ricordate? I bancomat non davano più soldi ad Atene.

Ed allora, cosa fare? La cosa più semplice: mantenere la calma e prepararsi ad un governo ampio che ristrutturi il Paese e dia segnali rassicuranti ai mercati. Quei mercati che ci finanziano il debito pubblico. Quegli investitori esteri, europei e istituzionali che ci consentono di pagare gli stipendi e le pensioni; che ci consentono di andare avanti in un momento di grandi cambiamenti globali. Che naturalmente dobbiamo affrontare e riformare.

Ed ecco che ritorna la linea risolutiva di Tajani, sempre dalle pagine di Repubblica: “Il governo in Italia deve essere serio e determinato a incidere sulle politiche europee, risolvendo i problemi del Paese. Non si può cavalcare il reddito di cittadinanza, che è un disincentivo al lavoro. Vogliamo negoziare lo sforamento del 3%? Allora spieghiamo che dobbiamo farlo per pagare i debiti pregressi della Pubblica amministrazione con le imprese, permettendo loro di creare lavoro, non per gettar via i soldi in misure demagogiche. Creiamo un fondo unico per il Sud, con tutti i fondi europei inutilizzati, mobilitiamo gli investimenti privati usando il piano Juncker e realizziamo un piano di decine di miliardi per modernizzare tutte le infrastrutture di rete al Sud”.

“Solo facendo le riforme da noi faremo capire all’Europa che si è svegliata tardi, sull’immigrazione come su altre cose”, avverte – in conclusione – il presidente del Parlamento europeo. Tutto questo per dire: “Uniti si vince”.

 

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