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Trump contro i media americani e sale la tensione anche con Russia e Cina

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Sale la tensione tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i media americani. L’inquilino della Casa Bianca torna a scagliarsi contro gli organi di informazione durante il comizio a Phoenix dove è stato contestato da un nutrito gruppo di oppositori, tacciando i giornalisti, di essere “disonesti ” e di non aver riportato correttamente le sue reazioni ai fatti di Charlottesville che hanno sollevato dure critiche.

“Ho condannato i neonazisti, i suprematisti bianchi e il KKK ma i media non lo hanno riportato”, ha detto, ripercorrendo poi una dopo l’altra le dichiarazioni rilasciate dopo Charlottesville. “I media possono attaccare me, ma pongo il limite quando attaccano voi”, ha aggiunto riferendosi ai suoi sostenitori.

Trump ha poi specificato gli obbiettivi dei suoi attacchi, citando in particolare alcune testate, tra cui New York Times, Washington Post e Cnn. “Se volete scoprire la fonte delle divisioni nel nostro paese non guardate che ai media che danno fake news”, ha aggiunto. “A proposito, stanno tentando di portarci via la nostra storia e la nostra cultura, lo vedete”, ha inoltre commentato il presidente. Riferendosi ai contestatori, Trump ha affermato che “là fuori sono in pochi”.

Sempre Trump, che in precedenza aveva visitato la base delle Forze di frontiera a Yuma, ha confermato che sarà realizzato il muro con il Messico e che gli Usa usciranno dall’accordo commerciale Nafta che lega i paesi del Nordamerica. Dalla Casa Bianca è poi venuto un invito a rispettare la privacy del figlio Barron, 11 anni. Su un sito conservatore erano arrivate critiche all’abbigliamento di Barron che, assieme alla madre Melania, vive da giugno alla Casa Bianca.

Nel frattempo il Consiglio comunale di Charlottesville, in Virginia, ha votato un provvedimento per coprire con teli neri le statue di due personaggi confederati, sull’onda di una protesta che è arrivata fin dentro all’assemblea, sul modo in cui il comune ha reagito alla manifestazione dell’estrema destra suprematista e agli scontri che ne sono seguiti.

Intanto è di nuovo ‘guerra di parole’ sull’asse Pyongyang-Washington, col regime di Kim Jong-un che minaccia “una rappresaglia spietata” contro gli Stati Uniti, impegnati in esercitazioni congiunte con le forze armate sudcoreane. Ma i toni dello scontro salgono anche fra Stati Uniti, Cina e Russia, con l’amministrazione Trump che vara nuove sanzioni contro Pechino e Mosca accusandole di sostenere il regime di Kim Jong-un. Mosca e Pechino minacciano ritorsioni. Le sanzioni riguardano dieci aziende e sei imprenditori cinesi e russi ritenuti fare affari con Pyongyang nonostante i divieti dell’Onu.

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