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25 aprile, Mattarella: “Tenera viva la memoria”. Meloni: “Noi siamo incompatibili col fascismo”

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Questa mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto una corona di alloro al Milite Ignoto per le celebrazioni del 25 aprile all’Altare della Patria a Roma. Poi si è fermato davanti al monumento per un momento di raccoglimento. Ad accoglierlo il ministro della Difesa Guido Crosetto e, tra gli altri, il capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone. Il capo dello Stato ha ricevuto gli onori militari e, successivamente, ha ascoltato l’Inno nazionale. Erano presenti le massime autorità istituzionali: la premier Meloni, il presidente del Senato Ignazio La Russa e il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Mattarella sarà poi in visita a Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves.

La festa della Liberazione è tra le più sentite dal presidente della Repubblica che ieri ha anticipato le celebrazioni del 25 aprile ricevendo al Quirinale una rappresentanza delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma: “Bisogna tenere viva la memoria delle atrocità nazi-fasciste ma soprattutto non dimenticare quanti lottarono e permisero la liberazione dell’Italia”.

 
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti hanno deposto una corona d’alloro sotto la grande targa commemorativa del Mausoleo dei Martiri alle Fosse Ardeatine a Roma.
 Presenti anche il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, il vice presidente della Camera Fabio Rampelli, il questore della Camera Paolo Trancassini, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca, rappresentanti dello Stato maggiore dell’esercito e l’assessora regionale Luisa Regimenti.

La presidente del Consiglio Meloni in una lettera al Corriere della Sera, lancia un messaggio forte e di coesione per tutto il Paese e prende una posizione forte sul fascismo: “Da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo. Purtroppo, la stessa data non segnò anche la fine della sanguinosa guerra civile che aveva lacerato il popolo italiano, che in alcuni territori si protrasse e divise persino singole famiglie, travolte da una spirale di odio che portò a esecuzioni sommarie anche diversi mesi dopo la fine del conflitto. Così come è doveroso ricordare che, mentre quel giorno milioni di italiani tornarono ad assaporare la libertà, per centinaia di migliaia di nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia iniziò invece una seconda ondata di eccidi e il dramma dell’esodo dalle loro terre. Ma il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana. Da quel paziente negoziato volto a definire princìpi e regole della nostra nascente democrazia liberale — esito non unanimemente auspicato da tutte le componenti della Resistenza — scaturì un testo che si dava l’obiettivo di unire e non di dividere”.

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