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Addio a Giampaolo Pansa, giornalista autorevole e ‘revisionista’ della Resistenza

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Addio a Giampaolo Pansa, giornalista autorevole, firma dei più importanti quotidiani italiani, dalla Stampa al Corriere della Sera e Repubblica (di cui fu anche vicedirettore), passando per il settimanale Panorama e l’Espresso e poi ancora il Messaggero e il Giornale.

Si è spento ad 84 anni. Piemontese di Casal Monferrato, sposato e separato, Pansa è morto a Roma assistito dalla sua compagna, la scrittrice Adele Grisendi . Nel 2016 aveva perso il figlio Alessandro, ex ad di Finmeccanica morto di malattia a 55 anni.

Dagli esordi torinesi con un memorabile reportage sulla Strage del Vajont agli articoli sull’attentato di Piazza Fontana e quelli sullo scandalo Lockheed, nella sua lunga carriera ha messo a segno tanti colpi. Sua per esempio l’espressione “Balena Bianca” per definire la democrazia cristiana. Alla fine degli anni 80 del Novecento lancia dalle pagine di Panorama la sua celebre rubrica Il Bestiario , che poi porta sull’Espresso ed infine su Libero.

Al lavoro del giornalista, Pansa ha affiancato per cinquant’anni quello dello storico. A cominciare dalla tesi di laurea dedicata alla “Guerra partigiana tra Genova e il Po”, sotto il magistero di Guido Quazza. autore di romanzi e saggi in gran parte incentrati sugli anni della guerra partigiana.

Il primo titolo di successo fu “Il Sangue dei vinti” che suscitò polemiche non lievi sul lato ‘oscuro’ della Resistenza. Il libro racconta delle esecuzioni e dei crimini compiuti da partigiani e da altri individui dopo il 25 aprile 1945, a Liberazione ormai compiuta, verso fascisti e presunti tali o antifascisti non comunisti. Secondo tale tesi, tra le esecuzioni sommarie di quei giorni vi sarebbero stati anche diversi omicidi di partigiani non comunisti e di giornalisti uccisi per aver denunciato le vessazioni e le violenze operate nel cosiddetto “triangolo della morte”.

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