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Azzolina preme sul ritorno a scuola. Unicef: “1 studente su 3 ha problemi con la Dad”

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Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina conferma che a suo parere “l’apertura della scuola non comporta rischi” per la diffusione del Covid e guarda avanti pensando ai prossimi esami di maturità. “Non prenderemo alcuna decisione – ha detto – senza coinvolge gli studenti”.

“C’è un regionalismo delle diseguaglianze in questo momento”: secondo la ministra, alcuni bambini vanno a scuola in zone rosse e altri non ci vanno anche se non in zone rosse. Credo il problema sia culturale: la scuola è sempre stata trattata come la Cenerentola del Paese da tutti i punti di vista, anche dei tagli; oggi questo sta cambiando, anche in legge di bilancio e anche dal punto di vista dell’attenzione delle famiglie, degli studenti, dei media”.

“Sarò veramente soddisfatta – ha detto la ministra – quando tutti i ragazzi, soprattutto quelli delle superiori, potranno tornare in classe, ma dobbiamo osservare la curva dei contagi e attendere che questa si stabilizzi. Purtroppo questo è un Paese in cui il ministro non può decidere su chiusure e aperture mentre altre autorità possono farlo. Non mi sento di dare una data, sono settimane delicate, spero che con tutte le chiusure si possa rallentare la curva e pensare ad un ritorno graduale a scuola”.

La Azzolina, ha poi spiegato che nel Recovery Fund ci sono “diversi progetti, in primis sull’edilizia scolastica”, per “mettere a posto le scuole e costruirne di nuove, gli ambienti di apprendimento non sono secondarie, sono importanti per fare una didattica diversa che non sia la lezione frontale che gli studenti non amano più di tanto, poi ci vuole la formazione del personale scolastico tutto. Altro progetto riguarda gli Its”.

Intanto con la didattica a distanza non si consumeranno più gigabyte. Gli studenti potranno infatti seguire le lezioni da remoto senza consumare il traffico dati degli abbonamenti ai cellulari. La proposta agli operatori telefonici è arrivata dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e il ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano.

Ma il percorso da fare è ancora lungo. Secondo il rapporto Unicef ‘The future we want – Essere adolescenti ai tempi del Covid-19’, quasi la metà degli adolescenti, pensa che il digitale li abbia uniti durante il lockdown, perché senza sarebbero stati più isolati, ma uno su tre ha dubbi in proposito e uno su 5 pensa invece che li abbia divisi, perché non tutti hanno avuto le stesse possibilità di accedere alle tecnologie e alla connessione; per quanto riguarda la didattica a distanza, quasi 6 adolescenti su 10 non si sono trovati in difficoltà con la digitalizzazione, ma 1 su 3 sì. Più di 6 studenti su 10 hanno comunque dichiarato che la digitalizzazione ha creato stress nello studio.

Tra le cose che i ragazzi apprezzano della scuola ai tempi del Covid, la maggiore flessibilità degli orari e partecipazione nella definizione del calendario con gli insegnanti (58%), seguita da classi di recupero per chi è in difficoltà (37%) e dall’utilizzo di materiale didattico online come integrazione ai testi. Per aiutare gli studenti in difficoltà economiche, un adolescente su 3 vorrebbe più borse di studio e l’integrazione del bonus cultura.

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