Boldrini: preoccupanti i dati sulla disoccupazione
2 min readFebbraio non è stato certo un mese positivo per il mercato del lavoro italiano: secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, nel mese scorso si è registrato, infatti, sia un calo del numero di occupati, sia un aumento del tasso di disoccupazione.
A pagarne il prezzo sono soprattutto le donne: ben 42 mila di loro hanno perso il posto e sono rimaste a casa; resta, invece, sostanzialmente stabile l’occupazione maschile.
Purtroppo l’occupazione femminile è un tasto dolente per il nostro Paese; nel 2013 appena il 46,8% delle donne tra i 15 e i 64 anni erano occupate in Italia; il livello equivalente in Svezia era del 72,5%. Per capire la drammaticità del dato della diseguaglianza raggiunto in Italia tra uomini e donne, è sufficiente dare uno sguardo al medesimo divario concernente l’occupazione maschile: 64,8% in Italia, 76,3% in Svezia.
Questi i dati resi noti dal presidente della Camera, Laura Boldrini che ha commentato: “La crisi è dura per tutti, ma per le donne lo è ancora di più, evidentemente. In ogni caso il prezzo lo paga un’intera società, non solo un genere”.
Gli ultimi dati Istat confermano quanto riportato da Boldrini. A febbraio 2015 risultavano occupate 9 milioni e 303 mila donne, un calo di 42 mila unità rispetto al mese prima. La riduzione di duemila unità registrato nell’occupazione maschile (12.969 milioni a 12.967 milioni), è effettivamente quasi impercettibile a confronto.
Intanto Barclays ha diffuso ieri un rapporto sull’Italia dal titolo: “Il mercato del lavoro delude oggi ma ha una possibilità già da domani” nel quale sono evidenti parole di fiducia sul mercato del lavoro italiano, che attraverso la riforma del governo ed il Jobs Act, potrebbero combattere la disoccupazione e ridurre le differenze. “Fighting chance”, è il termine piuttosto rock usato da Barclays.
Ma in Europa la disoccupazione è scesa in media al 9,8 per cento, livello più basso dal 2011. E in Gran Bretagna, è al 5,7, al minimo dal 2008: lì però il pil trimestrale è stato rivisto al rialzo dello 0,6 per cento, quello annuale al tre. E parliamo ancora del 2014.
Per l’Italia invece l’Istat parla di “rafforzamento dei segnali positivi nel primo trimestre” (più 0,1 per cento previsto). Insomma, non ancora “fighting”.