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“Canto perché la mia è un’esigenza di comunicare”: l’intervista a Renzo Rubino

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Spensieratezza, energia e vivacità: questi sono i tre ingredienti che caratterizzano Renzo Rubino, all’anagrafe Oronzo, cantautore italiano di origine pugliese, che a soli 19 anni decide di fondare un suo gruppo e comincia ad esibirsi nelle piazze tarantine. Dal 2010 comincia l’ascesa, esce il suo primo disco Farfavole, e nel 2011 col brano Bignè, è tra i vincitori del festival Musicultura di Macerata. E sempre nello stesso anno apre i concerti di Antonella Ruggiero e Brunori Sas. Fino ad arrivare al 2013, anno della consacrazione, che lo vede salire al terzo posto del podio del Festival di Sanremo, nella categoria Giovani, con la canzone dal titolo “Il postino”. Ma Renzo bissa la sua partecipazione alla kermesse canora italiana per eccellenza presentando due brani Ora e Per sempre e poi basta. Con il brano Ora il cantante pugliese si classifica al 3º posto nella classifica finale, mentre l’orchestra gli assegna il premio al “Miglior arrangiamento” Sezione Campioni per il brano Per sempre e poi basta. Art-News incontra Renzo Rubino.

Il brano Sottovuoto ti ha permesso di riceve anche il Premio Nazionale Mediterraneo, riservato a coloro che si sono distinti in vari ambiti artistici – culturali. Nel videoclip sei stato diretto da Duccio Forzano, com’è stato lavorare con lui?
“Duccio è praticamente fuori di testa, un matto scatenato come me. Tra noi due è stato amore a prima vista, perché lui è riuscito a vedere esattamente e a capire cosa avevo nella testa e qual è il mio stile nel raccontare le cose. Io sono bravo nello scrivere e nel suonare, ma farle vedere è davvero molto difficile. Ci vuole una sensibilità unica ed incredibile come quella che appartiene a Duccio, credo che nel mondo ci sia bisogno di uomini visionari, così come penso che sia lui”

Parliamo di Sottovuoto, perché al centro del testo c’è una storia d’amore. Com’è l’amore per Renzo Rubino?
“Quella raccontata nel brano è una storia soffocante. Molto spesso in amore non ci si rende conto che si sta magari bene, si vive una relazione tranquilla e per alterarla e per far sì che ad un certo punto prenda vita si combinano dei casini. Nel brano uno dei due protagonisti cerca di far capire all’altro che l’amore, all’interno di una relazione, deve essere vissuto in maniera sobria e controllata facendo le classiche cose che si fa in una vita di coppia; esempio andare al cinema piuttosto che fare una passeggiata. E quando questo non avviene si porta la relazione ad un punto di “soffocamento” e si arriva a sentirsi prigionieri di un amore che ormai ha perso tutta la magia e la poesia”

“Prendi la maniglia, prendi la maniglia. Apri il mio petto, apri il mio petto. Strappa, strappa, strappa quel che vuoi strappa ogni cosa dal mio petto”. Questo il ritornello di Sottovuoto. Sono tutti degli imperativi categorici. Nella vita tu sei così categorico?
“Io, strano a dirlo, ma prendo davvero tutte le cose che mi capitano di petto, nel senso che se ho un’idea faccio in modo di realizzarla e questo credo che te le faccia apprezzare ancora di più e soprattutto vuol dire che in quei progetti tu ci credi davvero. Questo però non deve essere letto in chiave negativa, nel senso che quando mi prefiggo degli obiettivi per raggiungerli non mi faccio spingere dalla rabbia o da un senso di rivalsa, faccio anzi tutto con la massima serenità”

Qual era il sogno nel cassetto di Renzo da piccolo?
“Il mio sogno è stato sempre quello di poter diventare un attore. Poi però a casa c’era un vecchio pianoforte scordato e con quello ho iniziato a giocare, a strimpellare e poi successivamente a scrivere canzoni. La mia era un’esigenza di comunicare”

Molto giovane e già hai raggiunto dei grandissimi risultati ma parliamo degli inizi e della cosiddetta gavetta che ogni artista deve fare. Tu che ricordi hai di quegli anni?
“Gli esordi li ricordo in maniera se vogliamo anche molto divertente ed ironica. C’è un aneddoto legato proprio agli inzi. A 19 anni con la mia band suonavamo in un night club, ma nessuno ci prendeva in considerazione perché davanti a noi c’erano delle signorine che si esibivano. Potevamo spaziare dalla musica italiana a quella internazionale, da Laura Pausini a Ray Charles, non importava proprio a nessuno”

Progetti per il futuro?
“Tantissimi concerti, sono emozionato perché andremo anche all’estero e nello specifico in Cina e Giappone. Quello che però amo fare, da sempre si può dire, è far ascoltare le mie canzoni per strada. Io amo suonare per strada e vedere che ci sono delle persone che cantano di fronte a me, credo che per un cantante sia la cosa più soddisfacente”

Marina Illiano

@m.illiano@art-news.it

Twitter: @marinailliano

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