Caos alla Camera, Meloni: “L’Europa del Manifesto di Ventotene non è la mia”. Dure proteste dall’opposizione
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Mattinata tesa alla Camera, dove la premier Giorgia Meloni è intervenuta per presentare le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 20 e del 21 marzo. Dure proteste in Aula sono scoppiate tra i banchi dell’opposizione dopo che la presidente del Consiglio ha letto alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, uno dei testi fondanti dell’Ue, tra cui “la metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”. Poi, rivolgendosi ai partiti di minoranza ha detto: “Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia. Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa”, ha esordito in questa risposta Meloni, “contenta” di “citare testualmente” alcuni passaggi del testo scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.
Dure le proteste dai banchi dell’opposizione con fischi dopo la lettura della premier. Il presidente Lorenzo Fontana è stato costretto a sospendere la seduta. Dopo la ripresa dei lavori ancora nuove proteste dell’opposizione in Aula. In una serie di interventi accalorati Marco Grimaldi, Federico Fornaro e Matteo Richetti hanno preso la parola stigmatizzando l’accaduto e chiedendo un intervento del presidente Fontana. L’Aula si è scaldata con parlamentari in piedi e che urlavano da una parte e dall’altra il presidente Fontana ha nuovamente interrotto e convocato i capigruppo.
“Qui è accaduto un atto grave – ha detto il Dem Federico Fornaro rivolgendosi a Fontana – il Manifesto di Ventotene è l’inno dell’Europa federale contro i nazionalisti che hanno prodotto due guerre e usare in questa maniera il Manifesto è inaccettabile. Noi siamo qui grazie ad Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e siamo qui in questo Parlamento grazie a questi uomini che non possono essere insultati, derisi. Non si può fare la caricatura, è inaccettabile. Lei è il presidente e questo è un luogo sacro della democrazia siamo qui grazie a quegli uomini e a quelle donne”. A protestare anche Marco Grimaldi di Avs e Alfonso Colucci di M5s che ha sottolineato: “Vergogna, non c’è più spazio per il fascismo”. Parole che hanno fatto alzare ancora la tensione. L’acme si è però raggiunto quando Matteo Richetti ha nuovamente citato la parola fascismo e a quel punto Galeazzo Bignami dai banchi di FdI ha gridato: ‘Ma basta!!’. La seduta è stata sospesa con i parlamentari di entrambi gli schieramenti in piedi e che urlavano verso i banchi opposti.
