Caso Stormy Daniels, Trump condannato. Per lui niente carcere e neppure una multa
3 min readIl caso Stormy Daniels alla fine inguaia Trump. Il giudice Juan Merchan del Tribunale di New York ha condannato il tycoon per i 34 capi di imputazione del processo sui pagamenti in nero all’ex pornostar, ma ha chiarito che Trump non sconterà alcuna pena e non andrà in carcere, essendo stato eletto presidente degli Stati Uniti. La condanna comunque macchia la fedina penale del tycoon, che sarà il primo presidente americano ad entrare al Campidoglio da pregiudicato. Dopo settimane di rinvii e tentativi da parte degli avvocati del tycoon di annullare il procedimento coinvolgendo perfino la Corte Suprema, a dieci giorni esatti dall’insediamento è dunque arrivato il verdetto dell’unico caso contro The Donald rimasto ancora in piedi, quello per i pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels per farla tacere sulla loro relazione e non danneggiare così la sua prima campagna per la presidenza.
Perchè Trump non pagherà neanche una multa. Una scelta difficile, come ha spiegato lo stesso Juan Merchan, definendo il caso “straordinario e paradossale” e ammettendo che la motivazione principale è stata la rielezione del tycoon, nonostante fosse arrivata una condanna all’unanimità lo scorso 30 maggio da parte di una giuria di 12 membri. “Sono stati i cittadini di questa nazione a decidere che lei debba godere di protezioni come la clausola di supremazia e l’immunità presidenziale”, ha detto il giudice rivolgendosi al presidente eletto che ha assistito all’udienza in video collegamento. “Il cittadino Donald Trump, il criminale Donald Trump non avrebbe goduto delle stesse tutele. E comunque esse non riducono la gravità del crimine, né lo giustificano in alcun modo”, ha voluto sottolineare Merchan, che per una condanna del genere avrebbe potuto infliggere fino a quattro anni di carcere.
La sentenza ha una forte valenza simbolica poiché ha formalizzato lo status di criminale del presidente eletto e di fatto chiude il capitolo dei guai giudiziari di Trump. Nonostante fosse coinvolto in quattro processi penali contemporaneamente, il tycoon è riuscito comunque a vincere le elezioni di novembre e a far archiviare tutti gli altri casi. La sentenza sembra quasi un messaggio a Trump, per fargli capire che il massimo tribunale americano non ha intenzione di essere una pedina nelle mani del presidente eletto una volta tornato alla guida degli Stati Uniti.
Nonostante non ci saranno conseguenze effettive dopo la sentenza, Trump è andato su tutte le furie all’idea di avere la fedina penale sporca: “Questo caso è stata una brutta esperienza ed una vergogna per il sistema giudiziario di New York”, ha tuonato il tycoon in un video all’inizio dell’udienza. “E’ stata una caccia alle streghe politica per danneggiare la mia reputazione”, ha aggiunto, “e ora che è finito, faremo appello contro questa bufala che non merito”. Il processo potrebbe richiedere mesi o anni perché il caso andrebbe prima alla divisione d’Appello di Manhattan e poi, in caso di insuccesso, gli avvocati di Trump chiederebbero la revisione alla più alta corte dello stato, la corte d’Appello di Albany.
Trump ha già pronti 100 ordini esecutivi. Nel frattempo secondo l’Associated Press, il ‘commander-in-chief’ avrebbe già pronti oltre 100 ordini esecutivi da emanare a partire dal suo primo giorno alla Casa Bianca, il 20 gennaio. Tra i temi toccati dagli ordini l’immigrazione, l’energia pulita e i vaccini. Il presidente eletto ha parlato dei suoi piani con i senatori repubblicani durante un incontro privato a Capitol Hill.