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Cina: preoccupano i nuovi focolai di coronavirus e Pechino annuncia la stretta su Hong Kong e Taiwan

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Preoccupano i nuovi focolai cinesi di coronavirus in particolare quello di Shulan. Secondo il dottor Qiu Haibo, esperto di terapia intensiva presso la National Health Commission, i nuovi malati delle provincie nord-orientali presentano un ceppo diverso del virus, con sintomi nascosti più a lungo e guarigione più lenta.

A preoccupare è proprio l’assenza dei sintomi e così i pazienti, non rendendosi contro di essere infettati, non prendono nessuna precauzione e diffondono più facilmente il virus. Il medico ha anche specificato che il ceppo non sembra essere di origine cinese, ma importato dall’estero.

Per evitare una diffusione del contagio, la città di Shulan ha deciso di imporre il lockdown ai propri cittadini, adottando misure drastiche come avvenuto a Wuhan qualche mese fa.

Intanto 3.000 i delegati, compreso il presidente Xi Jinping, hanno preso parte al Congresso nazionale del popolo a Pechino incentrato sull’emergenza Covid-19 e non solo.

L’elemento più preoccupante è infatti l’annuncio dell’assemblea legislativa cinese di una stretta su Hong Kong “per salvaguardare la sicurezza nazionale” e lanciato un avvertimento anche a Taiwan, dicendo che la Cina seguirà “i principi e le politiche di riferimento”, opponendosi “con fermezza” e dissuadendo “qualsiasi attività separatista in cerca dell’ indipendenza”. “Li incoraggeremo – ha aggiunto – a unirsi a noi e a opporsi all’indipendenza e nella promozione della riunificazione della Cina”

Li Keqiang ha affermato che l’obiettivo è “istituire solidi sistemi giuridici e meccanismi di applicazione per salvaguardare la sicurezza nazionale nelle due regioni amministrative speciali (Hong Kong e Macao) e vedere i governi delle due regioni adempiere alle loro responsabilità costituzionali”.

Il pugno duro cinese sembra scaturire dalle pesanti ripercussioni economiche del coronavirus nel Paese. La Cina ha infatti stimato un deficit 2020 “oltre il 3,6% sul Pil”, lo 0,8% e di 1.000 miliardi di yuan in più sul 2019: è una delle misure “di aggiustamento” citate dal premier Li Keqiang al Congresso nazionale del popolo, contro gli scenari maturati per il Covid-19

Inoltre per la prima volta in decenni, la Cina non avrà un target di crescita per il 2020: parlando all’ apertura del Congresso nazionale del popolo, il premier Li Keqiang ha rimarcato le “incertezze” legate alla pandemia del Covid-19 e al contesto economico e dell’interscambio commerciale a livello globale

Rispondendo alle critiche Usa sull’ex colonia, il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha detto che Pechino “cerca cooperazione e dialogo” con Washington, ma reagirà se gli Usa tenteranno “di opprimere” la Cina. Pechino si avvia a imporre a Hong Kong una nuova legislazione sulla sicurezza nazionale, suscitando allarme tra gli attivisti che temono un’altra perdita di autonomia della città.

La reazione degli Usa. Nella notte il presidente americano Donald Trump ha subito replicato annunciando possibili ritorsioni, ma ora le Borse temono un nuovo scontro con potenziali ripercussioni su tutte le partite aperte tra Washington e Pechino, che peraltro ha annunciato che non fisserà nessun target di crescita per il 2020 data l’estrema incertezza macroeconomica.

Intanto, mentre in Giappone il Covid-19 ha riportato lo spettro della deflazione (prezzi -0,2% in aprile), in Europa e nel resto del mondo, nonostante la corsa ai vaccini, permangono le preoccupazioni sulla Fase 2, anche a livello sanitario, come dimostra la nuova ondata di contagi negli Stati Usa che hanno avviato la riapertura.

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