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Coronavirus, Gravina spaventa i calciatori: “Il taglio degli ingaggi non può essere un tabù”

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ROME, ITALY - OCTOBER 22: The candidate Gabriele Gravina attends the Italian Football Federation (FIGC) elective assembly on October 22, 2018 in Rome, Italy. (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

A causa dell’emergenza coronavirus, tutto il calcio si è fermato, tutto lo sport si è fermato. E il conto finale sarà salato, salatissimo. A tal proposito, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina ha rilasciato dichiarazioni forti dicendo che a pagare i danni economici dello stop del calcio, dovranno essere anche i giocatori con stipendi più ricchi: “Non può essere tabù l’idea di tagliare i compensi dei calciatori, ad alto livello. Deve prevalere in tutti lo spirito di solidarietà”. A questo punto, siamo molto curiosi di sapere cosa ne pensano i diretti interessati, ovvero i giocatori milionari.

La precisazione. E’ chiaro che il capo della Figc con queste parole, non si è rivolto ai calciatori delle serie minori (B e C), ma ai tesserati della Serie A. Proprio quella Serie A ferma dallo scorso 9 marzo dopo la decisione del governo Conte, così come tutti gli altri campionati sportivi in Italia. Ribadiamo: ora sarà interessante capire come verrà accolta dall’Aic, l’Associazione italiana calciatori, questa netta presa di posizione di Gravina. Visto che fino a oggi i giocatori si sono detti totalmente contrari alle ipotesi di taglio degli stipendi.

Però, alla luce della drammaticità del momento, è possibile che i giocatori saranno comunque disposti a intavolare una trattativa con la Federcalcio. Primi contatti tra le parti. Un confronto sul tema è già stato avviato nei giorni scorsi tra i calciatori e la Lega di Serie A che rappresenta i club. La posizione delle società nel merito è chiara: nessuno, nella filiera del calcio, può pensare di sottrarsi alla necessità di partecipare alle perdite causate dallo stop delle attività agonistiche per ragioni di salute pubblica.

La questione calendario. L’obiettivo è riprendere campionati e coppe europee a partire dal 2 maggio, e su questo punto Gravina precisa: “Resta ferma la data del 30 giugno come limite massimo per l’assegnazione dei trofei. A indicare quel limite è stata la Uefa. Ma nel caso si dovesse slittare avanti di una settimana, necessariamente andremo a luglio”. Infine, il presidente della Federcalcio non chiude le porte all’ipotesi da lui stesso lanciata che, nell’impossibilità di giocare tutte le partite che mancano, i campionati possano essere decisi con la formula dei playoff. Purtroppo, alla luce dell’emergenza, si continua a navigare a vista.

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