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Decreto Dignità. Confindustria all’attacco: “Pericolo per lʼoccupazione”

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Il decreto dignità, entrato in vigore il 14 luglio e che al momento è all’esame delle Camere non trova pace. Dopo il report dell’Inps, con la stima di 8mila lavoratori occupati in meno l’anno causati proprio dal dl in questione, stima che ha generato uno scontro tra il governo e il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ora arriva un’altra bocciatura, questa volta da parte di Confindustria.

Pur perseguendo obiettivi condivisibili” rende “più incerto e imprevedibile il quadro delle regole” per le imprese “disincentivando gli investimenti e limitando la crescita“, dice il Dg di Confindustria Marcella Panucci in audizione alla Camera. Secondo viale dell’Astronomia

il ritorno delle causali, che sarà obbligatorio dopo il primo rinnovo del contratto a termine, esponendo le imprese “all’imprevedibilità di un’eventuale contenzioso, finisce nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull’occupazione oltre quelli già stimati nella Relazione tecnica al decreto (in cui si fa riferimento a un abbassamento della durata da 36 a 24 mesi)”.

Panucci dice che alla Confindustria “rimaniamo convinti che occorrerebbe evitare brusche retromarce sui processi di riforma avviati, assicurare stabilità e certezza al quadro regolatorio e non alimentare aspettative negative da parte degli operatori economici”. “Pertanto – ha aggiunto – a nostro giudizio l’esame parlamentare del decreto Dignità può e deve rappresentare l’occasione per approvare alcuni correttivi volti a garantire una crescita sostenibile e inclusiva del paese, che favorisca la competitività delle imprese e valorizzi il lavoro”.

Sul fronte dei contratti, secondo gli imprenditori la stretta sui contratti a termine “parte da presupposti sbagliati” e non tiene “in considerazione i dati effettivi degli ultimi anni. C’è il presupposto di aumento eccessivo della precarietà. Noi condividiamo la lotta agli abusi, ma nel decreto ci sono misure eccessive rispetto all’obiettivo. I dati non mostrano un aumento della precarietà”. Secondo l’associazione degli industriali, “la migliore strada è agire sul costo del contratto a tempo indeterminato, con una riduzione netta del costo del lavoro”.

Il testo prevede poi lo stop alla pubblicità dei giochi d’azzardo, per cercare di combattere le ludopatie. Anche in questo caso per Confindustria c’è sproporzione tra l’obiettivo e i mezzi: “Il divieto assoluto della pubblicità ci sembra eccessivo”.

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