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Dl semplificazioni, accordo raggiunto tra M5s e Lega sulle trivelle

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Si sblocca lo scontro nella maggioranza giallo-verde relativo al nodo trivelle. A renderlo noto il presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, Mauro Coltorti (M5s). Il compromesso raggiunto nella notte tra Lega e M5S prevede, secondo fonti pentastellate, un aumento di 25 volte dei canoni per le concessioni, come spiegano fonti parlamentari. L’incremento, comunque, è ridotto rispetto alla proposta iniziale del M5S che lo avrebbe voluto di 35. L’accordo prevede poi che vengano sospese per 18 mesi, nelle more dell’adozione di un piano nazionale, le ricerche di idrocarburi.

La conferma arriva anche dal Carroccio, dove però cresce l’irritazione per il “partito del no”. Sul dossier trivelle, spiegano dalla Lega, sono stati “salvati i posti di lavoro, è stata garantita continuità di estrazione e rinnovo delle concessioni in proroga, ma a la politica del no a tutto non fa bene al Paese”.

Ora comunque, dopo l’intesa, la commissione, in congiunta con la Affari costituzionali, potrà proseguire i lavori sul dl. “L’obiettivo”, ha spiegato Coltorti, “è chiudere i lavori in mattinata per proseguire nel pomeriggio in Aula e arrivare all’approvazione entro domani”. I tempi saranno comunque stabiliti dalla Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.

Questa intesa dovrebbe quindi consentire di inserire un emendamento nel decreto semplificazioni che potrà riprendere il suo percorso in aula, in Senato, dopo lo stop di ieri in commissione. A far salire la tensione tra Lega e M5s sulla questione erano state le parole del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa che era arrivato a minacciare le dimissioni: “Sono per il no alle trivelle, le trivelle passano per la valutazione di impatto ambientale, e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri, lo dico con franchezza”, aveva spiegato. A stretto giro il commento del viceministro leghista Massimo Garavaglia: “Ci sono atti obbligatori, è una questione amministrativa, non di scelta politica”.

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