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Dramma migranti in Grecia: nuovi scontri ad Idomeni

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Continuano gli scontri ad Idomeni. Nel recinto a confine tra la Grecia e la Macedonia, punto nevralgico della rotta balcanica, da tre giorni i migranti presenti nel campo (secondo l’ultimo censimento sarebbero presenti 11.269 rifugiati) stanno cercando di superare le barriere create dal governo macedone proprio per inibire il superamento del confine da parte dei profughi arrivati nel paese ellenico.

Secondo le autorità greche la polizia macedone avrebbe sparato gas lacrimogeni, proiettili di gomma e granate assordanti al fine di scoraggiare il tentativo di una trentina di migranti di scavalcare la recinzione di filo spinato, tramite l’uso di coperte. Al momento non ci sono feriti.

Già domenica scorsa un gruppo di circa 500 profughi ha provato a superare il muro di filo spinato per arrivare in Macedonia. In  questo caso ci sono stati lanci di sassi da parte dei migranti e risposte, da parte della polizia macedone, con lancio di gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Decine sono stati i feriti in questo caso e centinaia le persone intossicate dal fumo tossico proprio dei lacrimogeni che, a causa del vento, è arrivato anche nella tendopoli dove erano presenti anche molte donne e bambini.

Secondo un responsabile di Medici senza frontiere oltre 30 persone sarebbero state ricoverate all’ospedale di Kilkis.

Il governo macedone nega l’uso di questi sistemi per scoraggiare i migranti ma la Grecia lancia dure accuse al suo paese confinante.

Questi scontri starebbero avvenendo perché i migranti avrebbero sentito in questi giorni degli attivisti parlare di una possibile apertura dei confini tra Macedonia e Grecia, ma quando la polizia macedone ha negato tale voci, i migranti hanno comunque tentato di scalare le varie recinzioni.

La chiusura dei confini da parte di Austria, Croazia e Slovenia ha costretto i migranti a declinare verso la Grecia, unica porta possibile per l’Europa. Qui però sono rimasti bloccati in questo campo-lager al confine con la Macedonia, con la speranza che il governo di Skopje li lasci entrare.

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