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Egitto, Zaky resta in carcere: il tribunale respinge il ricorso. Giovedì a Roma la fiaccolata per lo studente

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foto del fumetto di Zaky ricercatore egiziano oggetto della nuova campagna social (Credit: Facebook)

È durata una manciata di minuti appena l’udienza con la quale il tribunale di Mansura, in Egitto, ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati di Patrick Zaky, lo studente dell’università di Bologna arrestato mentre stava rientrando nel Paese con l’accusa di propaganda eversiva da parte delle autorità egiziane. Zaky rimane dunque in carcere e la sua udienza resta fissata per il 22 febbraio. Allora i giudici decideranno se il 27enne debba scontare o meno 15 ulteriori giorni di custodia cautelare.

Oggi intanto uno dei legali del ragazzo ha fatto sapere che, all’ingresso del tribunale egiziano, ai cronisti che gli chiedevano delle sue condizioni di salute Zaky ha risposto. “Tutto bene”. Entrato con le manette ai polsi, il giovane è parso apparentemente in buone condizioni. All’udienza hanno partecipato anche due diplomatici di Italia e Svezia, in rappresentanza dell’Unione europea, uno statunitense e uno canadese.

Nella piccola stanza in cui si è svolta l’udienza, stando a quanto riferito da una fonte all’Ansa, i legali di Zaky hanno ripercorso davanti al giudice la dinamica dell’arresto “la tortura, la mancanza di una base legale per la detenzione” e hanno ricordato al giudice come al momento del fermo lo studente sia stato tenuto 6 ore in aeroporto, e poi sia rimasto bendato per 12 ore e al commissariato di Mansura sia stato anche denudato.

Il ragazzo, arrestato l’8 febbraio scorso al rientro nel Paese, pare abbia spiegato al giudice di essere solo uno studente tornato in Egitto a trovare i parenti e che vuole ripartire per l’ Italia per completare gli studi.

L’accusa

Patrick George Zaky è accusato di aver “diffuso notizie false e comunicati tesi a turbare la pace sociale, incitare a manifestazioni non-autorizzate”, come ha ricordato oggi in udienza una fonte giudiziaria. “Ciò – ha proseguito – allo scopo di sminuire il prestigio dello Stato, turbare la quiete e la sicurezza pubblica istigando a rovesciare il potere e a propagare idee di natura tale da sovvertire i principi fondamentali della Costituzione”.

La fiaccolata a Roma

Intanto, nella Capitale è stata è stata organizzata una fiaccolata per esprimere solidarietà e chiedere la liberazione di Patrick Zaky. L’appuntamento è per giovedì 20 febbraio alle 18.30 in piazza del Pantheon a Roma. “Le accuse contro Patrick – spiegano i presidenti di Municipio di Roma che si sono uniti per organizzare il flash mob – sono state formulate esclusivamente per il suo lavoro a favore dei diritti umani e per le sue opinioni politiche espresse sui social media. Accuse che lo hanno portato a un arresto preventivo ingiustificato durante il quale Patrick è stato bendato, picchiato e torturato con scosse elettriche”. E poi l’appello: “Chiediamo alle autorità giudiziarie egiziane il rilascio immediato e senza condizioni di Patrick Zaky”.

Fonte immagine in evidenza: Facebook

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