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“Era proprio necessario”: il libro di Anna Stromillo e Diego Paura presentato al ‘Napoli Città Libro’

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“Era proprio necessario” scrivere un libro a quattro mani. “In genere quando le cose nascono vuol dire che già c’erano anche se in forma indefinita” ne è convinta Anna Stromillo che, insieme al collega giornalista Diego Paura, presenteranno la loro creatura domenica 7 aprile 2019, alle ore 18, nell’ambito di “Napoli Città Libro” a Castel Sant’Elmo. Insieme agli autori, alla presentazione del libro pubblicato da “Rogiosi Editore”, interverranno i giornalisti Loredana Troise e Giuseppe Giorgio, anche moderatore dell’incontro. Letture a cura dell’attrice Alessandra Borgia.

Di cosa parla il libro lo abbiamo chiesto direttamente ai due autori:

 “Una piccola località marina della Toscana, un antico casale e una seducente tata accolgono una compagnia teatrale per le prove di uno spettacolo. Personaggi alla ricerca di un palcoscenico che, in un percorso sensoriale a ritroso nel tempo, impareranno a restituire a se stessi la forza di un sogno. Tra un sound check e sperimentazioni sceniche, nella grande cucina del casale, culla d’arte e psico-gastronomia, i protagonisti, rapiti da uno spazio senza tempo, riconosceranno intimi segreti. In tre giorni governati da spigliatezza e convivialità, amicizia e improvvisi amori, una notizia indesiderata sembra però capovolgere il destino della messa in scena: ma, come nelle favole, in una notte di mezza estate, tutto è possibile!

 Perché avete scelto la cucina come location e il cibo come ‘scioglilingua’ per raccontare questa storia?

La cucina, perché è un luogo di accoglienza e spazio relazionale, costituisce praticamente il punto di partenza e la soluzione della storia. Abbiamo voluto parlare di sentimenti, di conflitti, di memoria affettiva e nodi irrisolti che attraverso intingoli e vecchie ricette di saggezza popolare, sveleranno la propria esistenza e i loro perché. Ci sono poi numerosi riferimenti al territorio, alla lingua e al cibo intesi come esempi di identità culturale  e come aspetti di dispiegamento interiore e spirituale”.

Come è nata l’idea di scrivere a quattro mani?

 “In genere quando le cose nascono vuol dire che già c’erano anche se in forma indefinita ma evidentemente c’erano i presupposti perché nascessero ed, in questo caso, è stato proprio così. Ci conosciamo da tanti anni e abbiamo condiviso un bel pezzo di strada professionale insieme raccontando sempre dei sogni altrui. A un certo punto ci siamo chiesti: ma perché non proviamo a raccontare noi, proprio noi, di altri sogni? E così è stato”.

Quindi nei due protagonisti/ giornalisti del romanzo Nina e Bruno c’è anche tanto di voi?

 “Ci sono delle somiglianze, ma anche delle differenze. Ci sono piuttosto delle cose in comune che, durante la scrittura della storia abbiamo scoperto di aver condiviso anche se separatamente e in momenti diversi della nostra vita, come per esempio la località del vecchio casale, San Vincenzo in provincia di Livorno o il nome del protagonista scelto da Anna, la quale non sapeva che Bruno è in realtà il mio secondo nome e così via. E’ stato divertente e questa esperienza  sta rinnovando giorno dopo giorno l’aspetto ludico di questa avventura a due nella quale abbiamo investito in egual misura entusiasmo e leggerezza”.

Perché avete scelto una narrazione che restituisce al lettore un’aria scenografica da commedia, per i personaggi, le vicende, le atmosfere rarefatte e per la presenza dei numerosi riferimenti fantastici?

 “Difficile rispondere a questa domanda poiché non si tratta di una scelta tattica né strategica in alcun modo, ma diciamo che la commedia è forse la dimensione che riteniamo più affine alla realtà e nella vita sognare… è proprio necessario”.

 

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