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Il partito popolare europeo chiede lo stop dell’adesione alla Ue della Turchia

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Bruxelles – Non si placa lo scontro diplomatico dopo il NO ai due ministri turchi di tenere comizi nella città di Rotterdam. “Il referendum costituzionale riguarda la Turchia ed è lì che bisogna fare propaganda politica”, questo il senso della decisione del Governo olandese. Il presidente turco Erdogan rilancia ed accusa i Paesi europei di “essere ostaggi dei fascisti”. Da Strasburgo intervengono i capigruppo del partito popolare europeo e dei socialisti & democratici. “Erdogan usa toni inaccettabili e francamente ridicoli, sta facendo scivolare la Turchia verso una deriva autoritaria e un regime sempre più personale”, ha detto il socialista Gianni Pittella. Dello stesso avviso anche il popolare Manfred Weber che aggiunge “la Turchia non può far parte dell’Europa, i negoziati di adesione devono essere sospesi”.

Londra – Il dibattito parlamentare su come avviare la Brexit è stato risolto. Westminster dopo lo scontro tra la Camera dei Lord e quella dei Comuni ha trovato una via d’uscita: un segnale di chiarezza e decisione nei confronti degli inglesi. Sono stati infatti ritirati gli emendamenti sulla libera circolazione dei cittadini europei e sul diritto di veto in capo al parlamento. Cosi facendo l’impasse è stato superato e il disegno di legge sull’uscita del Regno Unito dall’Europa ha ricevuto il via libera. L’avvio dei negoziati è stato annunciato per l’ultima settimana di marzo. Restano sul tavolo le contestazioni della Scozia e dell’Irlanda del Nord che non vogliono la Brexit, oltre al conto da 60 miliardi che il governo di Theresa May deve pagare all’Unione europea per gli impegni comunitari.

Lussemburgo – La Corte di giustizia europea ha ritenuto legittimo il licenziamento di una lavoratrice che sul luogo di lavoro indossava il velo islamico. I Giudici del Lussemburgo hanno dato ragione ad un’impresa belga che vietava ai propri dipendenti l’uso di simboli religiosi. “Un regolamento aziendale che proibisce di indossare in maniera visibile qualsiasi segno politico o religioso non costituisce una discriminazione”, si legge nella motivazione della Corte.

Lussemburgo – I dati dell’Eurostat sulla produzione industriale. La media europea è in crescita nel mese di gennaio dopo il calo registrato a dicembre. + 0,9% nella zona euro e +0,5% nell’Unione a 28. Tra i Paesi con le migliori performance l’Irlanda con un +3,4%, seguita da Germania e Grecia. Un indice negativo viene invece fatto registrare dall’Italia con un -2,3%. Fanno peggio Croazia, Danimarca e Bulgaria.

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