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In Afghanistan talebani sempre più violenti: stop a soap opera con attrici e velo islamico per le giornaliste

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Talebani ormai senza freni in Afghanistan. Le bugie raccontate al mondo intero al momento del loro ritorno al potere lo scorso agosto, erano già deboli in partenza, ma ora il regime passa ai fatti. Dopo epurazioni attuate in tutto il Paese, la maggior parte delle quali il mondo non conoscerà mai, arriva una nuova stretta contro la libertà delle donne.

Già private di scuole, università e lavori a contatto con il pubblico, gli ‘studenti coranici’ dicono no, alle serie tv e alle soap opera con attrici, mentre le giornaliste dovranno indossare il velo islamico.

“Non si tratta di regole, ma di direttive religiose”, ha precisato il portavoce del ministero Hakif Mohajir senza però specificare le punizioni in caso di violazioni né fornire ulteriori dettagli sul tipo di velo da indossare. Ovvero se basterà un semplice foulard, già abitualmente portato in tv, o di qualcosa di più coprente.

Alle tv afghane si ‘chiede’ (come se avessero altra scelta), di evitare programmi “che vanno contro i valori islamici e afghani” e che insultino la religione o “mostrino il Profeta e i suoi compagni”. Una stretta, quella di oggi, che riporta alla mente l’Afghanistan degli anni ’90 quando cinema e televisione erano proibiti così come tutte le forme di intrattenimento, giudicate immorali, e il possesso di una tv o di un videoregistratore poteva significare anche la flagellazione in pubblico.

L’Unicef ha denunciato il rischio di aumento delle spose bambine, in primis per la gravissima crisi economica che ha investito il Paese, con famiglie costrette a vendere il loro figli per 50 dollari. Il secondo fattore è che le scuole sono chiuse quasi ovunque per le donne. Appena poche settimane fa era arrivato l’appello del premio Nobel Malala Yousafzai ai talebani a “lasciare che le ragazze tornino a scuola il prima possibile”. Appello inascoltato da un regime che ha già mostrato ripetutamente il suo volto brutale e oscurantista.

A testimonianza di questa brutalità le recentissime uccisioni ad opera dei talebani dell’attivista e docente universitaria Frozan Safi, crivellata di proiettili sul viso e della pallavolista Mahjubin Hakimi.

A Reggio Calabria, le squadre cittadine impegnate nei vari campionati di pallavolo e basket hanno aderito all’appello lanciato dall’Amministrazione comunale e dall’assessora allo Sport e Pari opportunità, Giuggi Palmenta, in sinergia con il Comitato Territoriale FIPAV e il Comitato FIP Calabria, per un minuto di silenzio prima dell’inizio delle partite disputate ieri ed in programma oggi, proprio in memoria di Mahjubin Hakimi.

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