ART News

Agenzia Stampa per emittenti radiofoniche

Other Voices: con “A Way Back” abbiamo chiuso un cerchio- L’intervista

5 min read

La band calabrese Other Voices è tornata sulla scena musicale con un nuovo progetto discografico “A Way Back”( RBL Music Italia)  disponibile dall’11 Maggio in CD e negli store digitali.

other_voice_a_way_back_cover

A Way Back” è stato registrato in Inghilterra presso gli studi Parr Streat (Coldplay, Paolo Nutini, Echo and the Bunnymen) di Liverpool ed oggi su ART-News  gli Other Voices ci raccontano la sua nascita.

In quanto tempo è nato “A Way Back”?

“A way back nasce dopo 2 anni di lavoro . Abbiamo iniziato a lavorare sul disco dopo un anno dall’uscita di “Beloved Child” (2011) . La spinta che ha dato alla conclusione dell’album è stata il ritorno del chitarrista storico Giuseppe Dromi’ ,dopo una assenza di circa 2 anni, dando all’album quell’equilibrio musicale che non riuscivamo a trovare”.

Avete dichiarato che con questo lavoro si chiude un cerchio iniziato quasi dieci anni fa. Provate a descriverci meglio questo concetto.

“Nel 2005 abbiamo pubblicato “Anatomy of a Pain” (INTT) e di acqua sotto i ponti ne è passata tanta.  L’idea iniziale quando abbiamo composto “Anatomy of a Pain” era quella di fare un doppio album ma non siamo riusciti a gestire questa idea per vari motivi, e forse è stato un bene. Oggi siamo una band più matura e consapevole di ciò che stiamo facendo e con “A Way Back” abbiamo finalmente realizzato quell’idea musicale  che abbiamo avuto nel lontano 2005, riuscendo cosi a chiudere un  cerchio e mettere le cose a posto ”.

other_voice_a_way_back_foto1

Una parola chiave per racchiudere meglio il “concept” del vostro nuovo lavoro?

“Essenziale”.

Il secondo album si vive come una sfida o  come una conferma di ciò che si fa?

“Ogni nuovo album rappresenta una sfida perchè ci si mette in gioco esponendo le proprie idee musicali , ovviamente per noi che pubblichiamo un Lp dopo 10 anni la sfida è doppia. Noi non volevamo deluderci e non volevamo deludere, volevamo un disco fortemente autobiografico che riuscissimo a sentire nostro, cosa che non abbiamo avvertito con l’ep “Beloved child” (2011) . Questo disco è stato concepito senza influenze esterne è un disco che abbiamo sviluppato soprattutto per noi, per capire se quella genuinità compositiva che abbiamo avuto per “Anatomy of a Pain” fosse ancora presente, oppure era stata smarrita negli anni. Quando ascoltiamo “A Way Back” siamo tutti coscienti che questo è il nostro disco, nel vero senso della parola confermando anche ciò che siamo sempre stati”.

L’album è stato registrato in Inghilterra presso gli studi Parr Streat, gli stessi studi in cui sono passati nomi illustri della musica internazionale. Quanto ha inciso tutto ciò nella fase di registrazione?

“E’ da circa 4 o 5 anni che lavoriamo in Inghilterra, abbiamo iniziato con “Beloved Child” registrando ad Highfield St. Studios di Liverpool dove hanno lavorato Professionisti della musica . Gente come Francesco mellina(ex manager dead or alive) , Simon Denny, John Withnall (che vanta collaborazioni con i Coldplay), il vulcanico Yorkie e non dimenticando  Pat O’Shaughnessy, hanno marchiato indelebilmente il nostro percorso di musicisti e lavorare con gente di questo livello non può far altro che accrescere la nostra esperienza musicale. Abbiamo continuato questa collaborazione anche con “A Way Back”  registrando l’album a Parr street studios.E’ stata un’ esperienza magnifica ed elettrizzante data anche la nomea dello studio ma, a dire il vero , quando siamo ritornati in italia ed abbiamo ascoltato l’album, tante cose nelle registrazioni non ci sono piaciute ed abbiamo deciso di riaprire il progetto e lavorarci sopra ri-registrando le parti che non ci convincevano . Per questo lavoro delicato ci siamo affidati ad artigianalsound sia in fase di acquisizione che nel mixaggio, riuscendo a limare le cose che non andavano bene  e dobbiamo dire che il risultato è stato ottimo dal nostro punto di vista”.

“A Night Lasting A Year” è il singolo scelto per  lanciare il disco. C’è un motivo preciso”?

“A night lasting a year” è un ritratto autobiografico del cantante. Un racconto di emozioni realmente vissute in un viaggio che inizia dall’infanzia e che porta con sé un nodo emotivo irrisolto fino all’età adulta . Questo brano non parla della perdita in sé di una persona cara ma il significato è più profondo, essa diviene un veicolo per esorcizzare quell’irrequietezza interiore che si può sconfiggere usando parole che per troppo tempo sono rimaste sopite , un rigurgito esistenzialista di rabbia che finalmente trova nella musica e nelle immagini il veicolo giusto per essere incanalata in una lirica fredda,coraggiosa e distaccata in un grido di libertà emotiva dalla sincerità disarmante. Tutto questo ha fatto sì che la scelta del singolo ricadesse su questa canzone, proprio per la serietà del tema trattato oltre che per la parte musicale in sé”.

[youtube height=”HEIGHT” width=”WIDTH”]https://www.youtube.com/watch?v=puo8yiTG55Q[/youtube]

Com’è nato il progetto “Other Voices”?

“Il motivo che ci spinse a formare la nostra band in quel paesino di mille anime nel lontano ‘98/99 nasceva dalla necessità di 4 ragazzi  di esorcizzare con la musica i propri disagi adolescenziali, trovando nella musica e nell’arte qualcosa che ci ha reso liberi in quel periodo e ci sta rendendo liberi adesso”.

Qual’ è il segreto per convivere artisticamente in una band?

“Ovviamente è difficile tenere impiedi una band per tanto tempo , come è difficile creare un equilibrio e mantenerlo. Noi abbiamo la fortuna di essere “Other Voices” da tanto tempo ,quest’anno credo siano 15 anni che ci sbattiamo per portare avanti il nostro progetto musicale. Ovviamente abbiamo avuto momenti difficili e incomprensioni ma siamo sempre riusciti a superarle perché alla base degli c’è una grande famiglia fatta di amicizia fraterna . Oggi abbiamo raggiunto un equilibrio stabile e maturato tanto, sia a livello personale che musicale .  Per quanto ci riguarda il segreto  sta nella lealtà e nell’ amicizia profonda tra i componenti della band , è  impensabile fare musica con persone di cui non si ha stima e rispetto”.

other_voice_a_way_back_foto2

Provenite dal Sud Italia ma nel vostro territorio avete trovato  un terreno fertile per la vostra musica?

“Esiste un legame forte con la nostra terra che amiamo profondamente e soffriamo con essa quando le cose non vanno per il verso giusto . Sicuramente questo disagio ha influenzato parecchio le nostre composizioni ma ciò nonostante si legge chiaramente nella nostra musica un alone di positività regalatoci dalla passione morbosa che abbiamo per la natura di questi luoghi e la storia millenaria che essa possiede. Questo bianco e nero ci ha formati come uomini e musicisti e la nostra musica ne è intrisa e si è alimentata sempre da questa condizione”. 

In futuro nella vostra musica ci sarà  spazio per la lingua italiana? 

“La nostra musica trova le sue radici nella Dark/wave inglese degli anni  ‘70/80. Quando abbiamo esordito nel 1999 eravamo una cover band di gruppi come The Cure , Bauhaus, Joy Division ed altre band della scena New Wave , poi quando abbiamo deciso di comporre la nostra musica è venuto naturale farlo in lingua inglese . Crediamo che ormai sia impossibile virare su una scelta del cantato in Italiano, il nostro sound si è consolidato ormai da anni e ci verrebbe innaturale farlo”.

Avete già programmato un tour promozionale per “AWB” ?

“Stiamo cercando di organizzare una tourneè  in autunno che  partirà dalla Calabria con grosse novità. Vorremmo cogliere l’occasione per salutare tutti i lettori, invitandoli ai nostri concerti, e ringraziare ART-News  dello spazio concessoci” .

Gli Other Voices sono Vincezo Amato (voce), Giuseppe Dromì (chitarra),Giuseppe Piccolo (chitarra), Giuseppe Bonelli (basso), Rosario Siciliano (tastiere) e Francesco Misiti (batteria).

 

Carmen De Sio

c.desio@art-news.it

Twitter:CarmenDeSio

 

 

Autore

Lascia un commento