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La Juve frena, Lautaro lancia l’Inter e Conte mette la freccia. Avanzano Lazio e Roma, crollo Napoli

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La Juventus rallenta nel lunch match della 14° giornata di Serie A e l’Inter di Antonio Conte si prende la vetta della classifica. Contro il Sassuolo all’Allianz Stadium finisce 2-2. Nel primo tempo Juve in vantaggio con Bonucci, pareggia Boga. A inizio ripresa emiliani avanti con Caputo, raggiunti su calcio di rigore trasformato da Cristiano Ronaldo.

Pranzo indigesto dunque per la Vecchia Signora. Una Juventus brutta, svogliata, disastrosa in difesa e imprecisa sotto porta. Nel reparto arretrato, nuova imbarazzante prestazione di de Ligt e papera clamorosa del quasi 42enne Buffon. Premiato comunque il coraggio dei neroverdi che hanno espresso un ottimo calcio e giocato a viso aperto contro i campioni d’Italia. Madama si è svegliata solo quando è entrato Paulo Dybala al 54’. L’argentino ha dato la scossa ai suoi, si è procurato il rigore (ingenuo fallo di Romagna) poi trasformato da Cristiano Ronaldo, ma, stavolta i tre punti non sono arrivati.

L’uomo copertina. Tra i protagonisti del match dello Stadium, il 18enne portiere degli emiliani Stefano Turati: dal Renate in Serie C all’esordio contro CR7. Il contemporaneo forfait di Consigli e Pegolo ha infatti obbligato De Zerbi a puntare sul portierino della Primavera nato calcisticamente nelle giovanili dell’Inter. E Turati in più occasioni ha abbassato la saracinesca: strepitosa una sua parata su Dybala.

Festa Inter a San Siro. I nerazzurri non si lasciano sfuggire la grande occasione: superano 2-1 la Spal al Meazza, mettono la freccia e si portano in testa al campionato con un punto in più rispetto ai bianconeri. A San Siro decide una doppietta di Lautaro Martinez; di Valoti la rete dei ferraresi. Antonio Conte entra pertanto nel libro dei record interisti: nessun allenatore era mai riuscito a vincere 12 volte nelle prime 14 giornate di Serie A. Lui, al primo tentativo, ce la fa, staccando l’Inter di Aldo Olivieri che nel 1950-1951 si fermò a 11 successi. Chapeau.

La Lazio consolida il terzo posto posto battendo una spenta Udinese all’Olimpico. 3-0 per i biancocelesti con doppietta del solito Ciro Immobile ora capocannoniere con 17 reti e gol di di Luis Alberto. Questa bella Lazio ha concrete possibilità di chiudere sul podio del campionato. Adesso oltretutto con la sesta vittoria di fila, la Lazio sale a -7 dall’Inter e a -6 dalla Juventus attesa sabato prossimo all’Olimpico. Torna alla vittoria il derelitto Milan che espugna Parma all’ultimo respiro grazie a un sigillo di Theo Hernandez. Per i rossoneri, tre punti per uscire dalla lunga crisi.

Kluivert, Perotti e Mkhitaryan lanciano la Roma al quarto posto: al Bentegodi, sconfitto un gran bel Verona. La squadra di Fonseca gestisce la sfuriata dei veneti, che pareggiano con Faraoni il vantaggio del giovane olandese, e sprintano con i due fantasisti. Complice la forte pioggia e un terreno pesante, Hellas e Roma regalano una notte di calcio all’inglese. Un calcio fatto di tanta corsa, agonismo e ruvidezze. La Roma, nonostante le fatiche di Europa League, tiene botta, regala lampi di grande calcio, segna il 3-1 in pieno recupero e conferma di essere un gran bel gruppo.

In tribuna un monumento del calcio italiano: Osvaldo Bagnoli, artefice dello storico scudetto del Verona nella stagione 1984-85. In questo duello senza esclusioni di colpi ne escono vincitori i giallorossi, decisamente più bravi nello sfuttare gli errori avversari. Il Verona di Juric merita comunque un applauso: per come gioca sembra un’Atalanta con calciatori meno forti. Ma l’intensità e la disposizione in campo ricordano molto la creatura di Gasp.

Senza dimenticare la Var “castra-emozioni”. Ormai, nel calcio con la moviola in campo non ci sono più certezze: i guardalinee sono diventati inutili optional visto che non alzano più la bandierina sui fuorigioco e quelle poche volte che la alzano vengono smentiti dal “righello virtuale” della Var. Ribadiamo un vecchio concetto: con la moviola in campo non è più calcio, è un altro sport. Stasera la cabina video ha (giustamente) cancellato ai gialloblu due gol e un calcio rigore: tutti per fuorigioco segnalati dalla tecnologia e non visti, o comunque non segnalati, dai guardalinee, sempre più inutili.

Bologna, rimonta pazzesca al San Paolo: Napoli sempre più in crisi. Agli azzurri di Ancelotti non basta il vantaggio di Llorente, a cui il Var cancella il pari in pieno recupero. Nella ripresa segnano Skov Olsen e Sansone e a Fuorigrotta è pioggia di fischi come mai prima d’ora: lo stadio stavolta è compatto nella contestazione. Dopo le tante vicissitudini tra società e calciatori, la gente di Napoli è stanca e indispettita e non accetta l’ennesima metamorfosi della squadra di Don Carlo: un tecnico, che se non si chiamasse Ancelotti e non avesse il contratto faraonico che ha, sarebbe già stato esonerato da De Laurentiis visto che pare aver perso da tempo il controllo dello spogliatoio.

Napoli dai due volti in quattro giorni. La bella squadra capace di pareggiare a Liverpool in Champions mercoledi scorso aveva un po’ illuso. Quella vista contro il Bologna è stata mediocre, nell’atteggiamento, nella prestazione, nella testa e nelle gambe. Bravi, invece, gli emiliani che hanno saputo rispondere con carattere alle sollecitazioni del guerriero Sinisa Mihajlovic, disputando una partita accorta e allo stesso tempo non rinunciataria. La splendida serata di Sansone ha trascinato tutta la squadra: suo il tiro cross per il primo gol di Skov Olsen, sua la rete da tre punti. Ancora “Var dello Sport”: sul vantaggio definitivo del Bologna, il Napoli ha protestato per un fallo subito a Maksimovic non rilevato né dall’arbitro Pasqua, né dal Var Manganiello che segnala, invece, il fuorigioco di Llorente in occasione del gol annullato in pieno recupero. La moviola delle illusioni.

Gli anticipi del sabato rilanciano le ambizioni di Atalanta e Torino. Fiorentina: Montella rischia l’esonero, è pronto Gattuso. La Dea si aggiudica in scioltezza il derby lombardo contro il Brescia. In casa delle “Rondinelle” finisce 3-0 per i bergamaschi. Sempre più ultimo il Brescia al quale non ha affatto giovato il cambio in panchina con Grosso al posto di Corini: 3 gare, 3 sconfitte con 10 gol al passivo e nessuno all’attivo. E adesso il vulcanico e pittoresco patron Cellino sta pensando seriamente di richiamare Corini che è sempre sotto contratto. Follìe di un calcio moderno in cui la pazienza e l’attesa non sono contemplate. Bremer lancia il Toro in casa del Genoa, inguaia i rossoblu di Thiago Motta, sempre terzultimi, e fa respirare mister Mazzarri tornato recentemente nel mirino di Cairo. La Fiorentina cade in casa contro un sempre più sorprendente Lecce e adesso la panchina di Montella è a forte rischio: si fa il nome di Gattuso in caso di esonero.

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