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L’estate ai tempi del coronavirus: ancora tante incertezze per gli stabilimenti balneari

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Con l’arrivo del caldo e l’allentamento delle misure di quarantena per l’emergenza coronavirus cresce la voglia di vacanza degli italiani che guardano con speranza all’imminente stagione estiva. Purtroppo un’idea chiara di come si svolgerà la stagione balneare in Italia ancora non c’è.

Gli unici punti fermi sono due: mantenimento delle distanze e la sanificazione.
Per il resto le ipotesi sono tante e a volte anche fantasiose. Si va dal termo scanner all’ingresso degli stabilimenti balneari, all’autocertificazione degli utenti di non essere infetti. Ma si ipotizzano, laddove sia possibile, varchi separati per ingressi e uscite dagli stabilimenti, incentivi alle prenotazioni online e steward per l’accoglienza e l’accompagnamento. Per quanto riguarda le distanze, l’idea è di 4,5 metri tra gli ombrelloni e due metri tra sdraio e lettini, da sanificare ogni sera al momento della chiusura.

Stesso procedimento per cabine e spogliatoi: pulizia quotidiana a fine giornata e attenzione massima agli assembramenti. Niente campi da beach soccer, beach volley e beach tennis per amatori, e soprattutto niente parchi giochi per i più piccoli. Sì alle piscine ma con ingressi contingentati.
E poi distributori di gel disinfettanti a disposizione degli utenti e del personale che, dovrà anche indossare la mascherina.

In Abruzzo un’app, potrebbe gestire il flusso di turisti per evitare pericolosi assembramenti: ognuno potrà scegliere l’ora e il proprio. In Puglia, a Porto Cesareo, la spiaggia è stata recintata con corde e picchetti in modo da creare spazi idonei, per ogni turista.

Anche nel Lazio stanno pensando a un numero chiuso per accedere al mare, oltre all’invio di vigilantes per il controllo. Il Veneto, invece, ha elaborato un piano in 18 punti, che prevede spiagge in sicurezza grazie a prenotazioni online, divieti di assembramenti e lidi presidiati.

Nel frattempo l’assessore al Demanio di Regione Liguria e coordinatore del tavolo interregionale Marco Scajola si è fatto portavoce di tutte le regioni nel presentare un documento, in cui si chiede al Governo una road map sulla ripresa delle attività dei balneari e in particolare tempistiche precise sulla sorveglianza delle spiagge libere, una volta che si entrerà nella cosiddetta fase 2.

Per Scajola: “oltre alla sospensione del canone demaniale per il 2020, un anno di fatto che non potrà mai essere considerato pienamente operativo, è necessario che il Governo vari un decreto ministeriale che dia validità all’estensione di 15 anni delle concessioni demaniali e, infine, le Regioni unitariamente ribadiscono quanto sia importante, oggi ancora di più, dare un segnale di vicinanza e tutela alle 1250 imprese balneari liguri e ai loro oltre 20mila dipendenti, che meritano respiro e certezze: per questo chiediamo, appunto, un impegno a fare uscire i balneari dalla direttiva Bolkestein”.

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