Maxi operazione antimafia: 91 in manette. Le mani di Cosa Nostra sulle aziende in crisi
2 min read
Helicopter Agusta Bell 412, GF-214, Guardia di Finanza
Maxi operazione antimafia della Gdf di Palermo. Decapitati i clan palermitani dellʼAcquasanta e dellʼArenella. In manette 91 tra boss, gregari, estortori e prestanome di due storici clan palermitani. Secondo gli inquirenti le persone coinvolte volevano sfruttare l’emergenza Covid per mettere le mani su aziende in crisi. Tra gli indagati ci sarebbe anche un ex concorrente del Grande Fratello, Daniele Santoianni ed esponenti di storiche famiglie mafiose del capoluogo siciliano come quelle dei Ferrante dei Fontana.
Il blitz tra Sicilia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania. Impegnati 500 uomini delle Fiamme Gialle, con l’appoggio di un mezzo aereo e di unità cinofile addestrate per la ricerca di armi, stupefacenti e valuta.
Le accuse contestate sono a vario titolo: di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione, riciclaggio, traffico di droga, frode sportiva e truffa. L’inchiesta ha svelato gli interessi dei clan negli appalti e nelle commesse sui lavori eseguiti ai Cantieri navali di Palermo, nelle attività del mercato ortofrutticolo, nella gestione delle scommesse online e delle slot-machine, oltre che in quella “storica” del traffico di droga e nelle corse dei cavalli. Lunghissima la lista delle attività commerciali sottoposte al racket del pizzo. Sequestrati anche beni del valore di circa 15 milioni di euro.
Il gip che ha disposto gli arresti parla di “contesto assai favorevole per il rilancio dei piani dell’associazione criminale sul territorio d’origine e non solo”. “Da una parte, l’attuale condizione di estremo bisogno persino di cibo di tante persone senza una occupazione stabile, o con un lavoro nell’economia sommersa, può favorire forme di soccorso mafioso prodromiche al reclutamento di nuovi adepti – scrive il giudice -. Dall’altra, il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un interessato sostegno potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche dell’organizzazione criminale, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione di aziende ai danni del titolare originario”.
I Fontana sono una “famiglia” storica di Cosa nostra a Palermo, descritta dal pentito Tommaso Buscetta come una delle più pericolose. Da tempo i fratelli Angelo, Giovanni e Gaetano Fontana, considerati esponenti di spicco del clan dell’Acquasanta, vivono a Milano dove hanno spostato il centro dei loro affari e riciclano denaro sporco proveniente da estorsioni, traffico di stupefacenti e controllo del gioco d’azzardo. Gli inquirenti parlano di una vera e propria delocalizzazione al nord che la “famiglia” ha realizzato grazie ad una rete di complici e ai patrimoni accumulati.