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Mixed zone, Eriksen: parlano i medici a riguardo. Le voci di Andreini, Corsetti e Volpi

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Mixed zone, l’attenzione di oggi è tutta sulle parole dei medici dopo quanto accaduto ad Eriksen nella giornata di ieri. In particolare hanno parlato il cardiologo Andreini attraverso Gazzetta dello sport, lo specialista di cardiologia Roberto Corsetti attraverso Repubblica e poi il dottor Volpi, medico dell’Inter. Il punto di vista espresso dai medici aiuterà a capire meglio quali possano essere le cause che improvvisamente colpiscono gli atleti ma non solo. Andiamo a vedere che cosa hanno detto a riguardo. 

Il cardiologo Andreini ha parlato a Gazzetta dello sport in relazione a quanto accaduto ad Eriksen durante la gara con la Finlandia. Le sue parole.

SE GLI ATLETI SONO CONTROLLATI- “A prima vista si è parlato di sincope, ma non è appropriato perché la sincope è una perdita di coscienza breve con una ripresa autonoma. Qui invece l’atleta è stato soccorso dai compagni e dai sanitari, gli è stato effettuato un messaggio
cardiaco. Siamo di fronte a un arresto che potrebbe essere dovuto magari a un’aritmia ventricolare, a una tachicardia sostenuta. Questo può
succedere, nonostante i controlli. E in Italia i controlli sono severi, più che in altri Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti”.

PATOLOGIE CHE POSSONO SFUGGIRE- «Penso alla cardiomiopatia aritmogena, ma anche a malattie legate all’attività elettrica del cuore, che possono manifestarsi per la prima volta in modo drammatico senza prodromi ai controlli medici talora non danno segni di anomalia. Sono casi rari, ma le morti improvvise purtroppo capitano. Soprattutto negli atleti di alto livello, sottoposti a livelli di stress psicofisico che possono scatenare l’aritmia stessa».

COME SI AFFRONTA QUESTO CASO- “Certamente è stato fatto un massaggio cardiaco. Il “muro” che i compagni hanno effettuato in maniera appropriata per tutelare la privacy del ragazzo non ha fatto vedere se sia stato usato anche il defibrillatore. A ogni modo l’intervento è stato super tempestivo, dal malore alle prime manovre di soccorso sono passati 10-15”. Correttamente all’inizio è stata controllata la pervietà delle vie aeree, per poi iniziare il massaggio”.

LA RIPRESA QUASI IMMEDIATA- “In caso di cuore fermo non c’è perfusione di sangue verso gli organi. Va quindi garantita in maniera meccanica e prima si inizia, più facile è che l’aritmia si interrompa e soprattutto non si abbiano reliquati, cioè danni postumi. Il cervello è il primo degli organi a rischiare problemi ischemici. Raramente l’aritmia si può interrompere anche da sola, ma in questo caso credo
che il merito sia dei soccorritori: la loro sequenza è stata tempestiva e corretta”.

CERVELLO PIÙ A RISCHIO- “Sì. Se sono passati due o tre minuti dall’arresto, il defibrillatore può dare il ripristino elettrico del normale
ritmo cardiaco, ma i danni che può aver subito il cervello, restano molto pesanti”.

RIPRESA ATTIVITÀ FISICA NORMALE- “Difficile dirlo in questo momento. Un arresto cardiaco, se di questo si tratta, solitamente non avviene in un cuore sano. Di base spesso c’è una cardiopatia organica alla base delle aritmie. Occorrerà far degli approfondimenti, a iniziare da un’elettrocardiogramma e da una risonanza magnetica. Magari già l’ECG fatto subito dopo l’arrivo in ospedale ci dirà qualcosa sul perché. Magari ci possono essere cause secondarie che si possono rimuovere in modo che il problema non si ripresenti. Una ipopotassiemia, ad esempio: se il potassio è basso si rischiano aritmie gravi. Ma questa è l’ipotesi migliore. Occorre ricostruire la sequenza degli eventi, ma spesso in questi casi c’è una causa rilevante che pregiudica il ritorno all’attività”.

Il dottor Roberto Corsetti, specialista di cardiologia all’ospedale di Imola ha parlato del dramma di Eriksen, attraverso Repubblica

TEMO- “Temo possa essere stato un arresto cardiaco dovuto a grave aritmia, probabilmente una fibrillazione ventricolare sinistra che ha fermato il battito del cuore. E un cuore sano non va in fibrillazione, dunque siamo di fronte ad una cardiopatia, come quella fatale per altri atleti in passato come Morosini e Astori. Le patologie cardiache si dividono in congenite, ossia presenti dalla nascita e non adeguatamente diagnosticate, e acquisite come la miocardite del ciclista Cipollini. Questo secondo caso potrebbe essere anche conseguenza del covid, non è da escludere. Eriksen salvato dalla tempestività dei soccorsi. Ma se si trattava di un ciclista o un maratoneta come sarebbe finita? Bisognerebbe avere lo stesso livello di adeguatezza e velocità in tutti gli sport e a tutti i livelli. Possibile che abbia una patologia non diagnosticata e la vedo molto complicata per quanto riguarda un suo possibile ritorno nel calcio giocato”.

Piero Volpi, capo dello staff medico dell’Inter, ha rilasciato brevi dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport a riguardo

CI SARANNO ESAMI APPROFONDITI- “Abbiamo passato una brutta ora, non io ma tutta la famiglia del nostro club. Nei prossimi giorni sarà sottoposto a esami approfonditi. L’importante è che stia bene, ma mai c’era stato nessun episodio che, neppure lontanamente, aveva fatto intravedere un problema, né quando era al Tottenham, né tantomeno all’Inter. In Italia i controlli molto rigidi”.

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