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Morte Davide Astori: condannato a un anno il medico Galanti

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Condannato ad un anno, con pena sospesa, per aver rilasciato a Davide Astori due certificati di idoneità. La sentenza nel processo con rito abbreviato, che vedeva come unico indagato per la morte del calciatore della Fiorentina, il professor Giorgio Galanti, è arrivata questa mattina. Astori era stato trovato senza vita la mattina del 4 marzo 2018 nella sua camera di albergo a Udine mentre era con la squadra. All’epoca del rilascio dei documenti Galanti era direttore di Medicina Sportiva dell’ospedale fiorentino di Careggi. Ed era stato proprio lui, nel luglio del 2017, ad effettuare la visita per l’abilitazione agonistica del capitano viola.

Galanti era accusato di omicidio colposo. Il pubblico ministero, nel corso dell’ultima udienza lo scorso 2 aprile, aveva chiesto 18 mesi. Presente in aula la compagna di Davide Astori Francesca Fioretti, mentre era assente l’imputato. Galanti è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale per il risarcimento danni per un ammontare complessivo di un milione e novantamila euro.

Astori morì per un’aritmia ventricolare maligna, provocata da una grave patologia cardiaca mai diagnosticata. In base alle perizia disposta dal gup, il decesso non avrebbe potuto essere evitato: secondo i periti la notte in cui il capitano della Viola si sentì male, mentre dormiva, l’unica possibilità per salvarlo sarebbe stata quella che gli fosse stato installato in precedenza un defibrillatore. Eventualità quest’ultima impensabile in assenza di una diagnosi. Diverse le conclusioni delle relazioni dei consulenti della procura e della parti civili. Secondo l’accusa, che ha chiesto per il medico una condanna a 1 anno e 6 mesi, se Astori fosse stato sottoposto a esami più approfonditi, come avrebbero suggerito aritmie rilevate in controlli di routine, sarebbe stato possibile salvargli la vita.

Si dice stupito, commentando la sentenza di condanna, il difensore del professor Galanti, il legale Sigfrido Fenyes che annuncia: “Aspettiamo le motivazioni e poi impugneremo la sentenza”.

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