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Omicidio Regeni: dopo Augias, molti restituiscono la Legion d’Onore

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Corrado Augias è stato il primo, ma ora in tanti seguono il suo esempio, restituendo alla Francia la Legion d’Onore, lo stesso riconoscimento consegnato al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, qualche giorno fa.

La restituzione è una forma di protesta contro la posizione dell’Egitto sull’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni. Dopo Augias, anche Sergio Cofferati, Luciana Castellina e Giovanna Melandri hanno fatto la stessa cosa restituendo le onorificenze ricevute.

La vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein: “Ha fatto un gesto forte Corrado Augias, e giusto”. “Perché è assolutamente inaccettabile che la Francia di Macron conferisca ad Al Sisi la Legione d’Onore, tanto più nel giorno stesso in cui si chiudono le indagini della magistratura italiana che restituiscono un quadro terrificante sugli ultimi giorni di vita di Giulio Regeni, sequestrato, torturato per nove giorni e poi ucciso”.

Via Twitter anche il commento del portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Grazie a Sergio Cofferati e a Luciana Castellina a che insieme a Giovanna Melandri hanno deciso di seguire il gesto di Corrado Augias, rinunciando alle onorificenze ricevute dallo Stato francese, in segno di protesta per la Legion d’Onore al dittatore Al Sisi”.

Dopo la restituzione del riconoscimento da parte di Corrado Augias, anche la senatrice Emma Bonino , che lo aveva ricevuto nel 2009, attacca il capo di Stato francese.

“Caro presidente,
l’attribuzione della Legion d’onore al Presidente della Repubblica egiziana Al Sisi ha destato in me e in tutto il mio paese un grande sconcerto e profonda indignazione. Lei conosce perfettamente l’intera vicenda che ha coinvolto il nostro concittadino Giulio Regeni, arrestato il 26 gennaio 2016 e brutalmente torturato per nove giorni fino al suo assassinio, come è stato provato da una inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura di Roma. Lei d’altra parte non può ignorare la situazione egiziana nella quale lo stesso destino è stato riservato a oltre mille Regeni, che hanno subito la stessa sorte del giovane italiano, spariti nelle carceri del regime, molti di essi senza accusa e senza processo”.

“Non conosco le motivazioni dell’attribuzione di questa onorificenza – continua la Bonino – ma quali che esse siano, di fronte a questa situazione e alle responsabilità del Presidente egiziano e del suo governo, esse sono inaccettabili. So perfettamente che la Francia, come l’Italia e altri paesi europei ed extraeuropei, ha nei rapporti con l’Egitto importanti interessi economici, commerciali e di equilibrio geostrategico da salvaguardare ma deve pure esistere un limite alle considerazioni della realpolitik”.

Emma Bonino centra in pieno un altro punto spinoso: gli interessi economici italiani che appena qualche mese fa grazie ad accordi economici, hanno permesso all’Egitto di acquistare, via Italia, due navi militari.

A far male è anche l’assordante silenzio delle istituzioni italiane, rotto solo dalla voce del presidente della Camera Roberto Fico che, in una intervista ad Al Jazeera Arabic aveva dichiarato: “Come Camera dei deputati manterremo ferma la nostra azione rispetto al chiudere le relazioni diplomatiche con l’Egitto”, spiegando così che Montecitorio conferma la decisione, presa nel novembre 2018, rispetto all’interruzione dei rapporti diplomatici tra la Camera dei deputati e il Parlamento egiziano.

“Siamo stati senza dubbio sconcertati da quello che hanno scritto i magistrati della Procura italiana: sono delle accuse gravissime alla National securtity egiziana. Si tratta di parole assolutamente agghiaccianti: una descrizione delle torture subite da Regeni” aveva aggiunto il presidente della Camera.

La questione è difficile e complessa, perché in Egitto vivono e lavorano persone oppresse dal governo al-Sisi. Sanzioni e isolamento economico, non farebbero che aggravare la situazione già drammatica dei diritti umani. Senza contare il delicato equilibro per il controllo del terrorismo e del flusso dei migranti. Per questo l’intervento dei singolo, sebbene lodevole, è una goccia nel mare, ma può smuovere le coscienze a livello internazionale. Solo una presa di posizione compatta a livello europeo forse, potrebbe cambiare qualcosa.

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