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Paga base uguale per tutti nella Ue

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Il Consiglio dei ministri europei per l’Occupazione ha raggiunto un accordo sulla modifica della Direttiva dei lavoratori distaccati. L’obiettivo è quello di porre fine al dumping sociale all’interno dell’Ue, con effetti distorsivi sulla competitività delle imprese. 

Su sollecitazione della Commissione, i 28 Stati membri UE hanno, infatti, deciso di mettere fine alle differenze di salario e di tutele per quei lavoratori che, dipendenti di un’azienda in un paese, vengono mandati a svolgere la propria attività in un altro paese sempre alle dipendenze dello stesso datore di lavoro. 

Nelle prassi si verifica che lavoratori dell’Europa dell’Est, con salari più bassi, svolgano – per aziende dell’Est – lavoro nell’Ovest dove il costo del lavoro è più elevato. Questo comporta una distorsione del mercato e una differenza di trattamento all’interno dello spazio comune europeo. 

Dopo un lungo negoziato, durato più di dieci ore, ieri a Lussemburgo, il Consiglio dell’Ue ha buttato le basi per porre fine al fenomeno. Nella bozza di Direttiva, che ora passa all’approvazione dal Parlamento europeo, si prevede una paga per il lavoratore distaccato in linea con quella del paese ospitante. Se un cittadino bulgaro, dipendente di un impresa bulgara, lavorerà in Germania perché la sua società ha vinto un appalto in Germania, questo dovrà – secondo la nuova legge – ricevere uno stipendio uguale al suo collega tedesco. 

“Non è stato facile raggiungere un punto d’unione, ma il compromesso ottenuto è il giusto equilibrio tra i diritti dei lavoratori e la libera circolazione dei servizi”, ha detto Jevgeni Ossinovski, Presidente di turno del Consiglio UE e ministro del Lavoro estone. 

Gli ultimi dati sui lavoratori distaccati dicono che nel 2014 sono stati coinvolti 1,9 milioni di cittadini europei. I settori maggiormente interessati: costruzioni, servizi alla persona e alle imprese. 

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