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Pensioni: la Francia manifesta ancora

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Sono 400.000 i manifestanti scesi oggi in piazza a Parigi per l’undicesima giornata di scioperi e proteste nazionali contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron, secondo quanto annunciato dal sindacato Cgt. Il dato è in calo rispetto alla manifestazione del 28 marzo, quando la stessa Cgt aveva conteggiato 450.000 manifestanti. Restano comunque decine di migliaia le persone scese in piazza per protestare contro la riforma delle pensioni voluta dal governo del presidente francese Emmanuel Macron e che alza l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Ingente anche la presenza delle forze dell’ordine con 4.200 agenti in campo solo a Parigi.

Numerosi i manifestanti anche in altre località della Francia. A Rennes, 20mila persone hanno manifestato secondo i sindacati, mentre per la prefettura sono 8.500 manifestanti, contro i 13.600 dell’ultima volta. A Bordeaux sono invece 60mila i manifestanti secondo i sindacati, meno di diecimila per la prefettura. A Lione, invece, sono stati identificati 13mila manifestanti secondo la questura, 32mila secondo gli organizzatori. Del corteo fanno parte, secondo le autorità, anche 400 teppisti.

Questa mattina, inoltre, a Lione, Rennes, Lille o Parigi si sono verificati nuovamente i blocchi delle scuole superiori e delle sedi universitarie, compresa quella storica della Sorbona. Va segnalato comunque che si registra una flessione nel numero di manifestanti. Alle 13, secondo le stime riportate da Le Figaro, c’erano in piazza 118mila manifestanti in tutta la Francia, rispetto ai 153mila del 28 marzo alla stessa ora e i 277mila del 7 marzo, giornata record per la protesta.

Andando nello specifico della riforma è giusto chiarire che il presidente Emmanuel Macron ha deciso di blindare questa riforma che innalza gradualmente l’età di uscita dal lavoro a 64 anni. Nel dettaglio, in Francia si va in pensione a 62 anni e un ritocco dell’età era atteso da tempo. Già in passato Macron aveva tentato di alzare l’età pensionabile rinviando ogni decisione.

Oggi nulla è più rinviabile. Di fronte all’innalzamento dell’aspettativa di vita, l’età pensionabile a 62 anni è diventata fondamentalmente troppo costosa per lo Stato. Si andrà quindi in pensione a 64 anni e non più a 62 dal 2030. Nel frattempo l’età salirà gradualmente di 3 mesi ogni anno.

La riforma sembra non più rinviabile perché Francia, come l’Italia, è alle prese con un debito pubblico in costante crescita e le pensioni pesano enormemente sul bilancio statale. La pressione fiscale è già a livelli massimi e per garantire le pensioni a 62 anni e lo Stato dovrebbe innalzare ulteriormente le tasse ai cittadini.

Questa mattina prima della partenza della manifestazione, al microfono è stata salutata la presenza della nuova segretaria della CGT Sophie Binet: un segnale dell’unità dei movimenti sindacali riuniti nella sigla intersindacale di fronte al governo Borne, che tiene duro sulla riforma.

Per la sua prima manifestazione come nuovo segretario generale della Cgt (Confederation generale du travail), intanto, Sophie Binet sta portando avanti la resa dei conti con l’esecutivo, il giorno dopo un incontro a Palazzo Matignon. Di fronte alla “rabbia profonda” contro la riforma previdenziale, il governo “agisce come se niente fosse” e “vive in una realtà parallela”, ha denunciato Binet. “Non c’è altra via d’uscita che il ritiro di questa riforma”, ha incalzato, denunciando un “governo bunkerizzato” e in “rottura con il Paese”.

Ulteriori dichiarazioni arrivano in queste ore decisive: “Quello che è in gioco sono le istituzioni della Repubblica, la polizia è il baluardo agli attacchi contro i luoghi democratici”, lo ha detto il ministro francese dell’Interno, Gérald Darmanin.

In definitiva sembra sempre più probabile che le manifestazioni per contrastare questa riforma continuino ancora. Il popolo francese ha deciso di dire la propria su una legge che, nonostante si basi su motivazioni ritenute parzialmente ragionevoli, non viene sostenuta in alcun modo. La Francia resta in attesa di una soluzione che possa attenuare le controversie e mettere d’accordo tutte le parti.

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