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Renzi chiude la Leopolda: il referendum è un derby

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Giornata conclusiva per la Leopolda e quando sul palco arriva il momento del premer Matteo Renzi, poco prima delle 12,30, è blackout. Nel vero senso della parola. L’alimentazione è infatti saltata a causa del nubifragio in corso su Firenze. Tutti al buio.

renzi.leopolda

Dopo pochi minuti, il ritorno della luce è accolto da un boato e Renzi smonta ogni scaramanzia con una battuta: “E’ stato tutto organizzato come castigo divino per i nostri discorsi di questi ultimi giorni, il fulmine è arrivato per questo”. Poi, ritorna sul sisma:

“Ora immaginate cosa possa essere un fulmine per i nostri connazionali sfollati per il terremoto. Ma noi ricostruiremo tutto”.

Lo Stato c’è, ma questa volta non cerca effetti speciali per fare del terremoto il set di un grande show per scoprire anni dopo il disastro delle new town. Qui c’è da ricostruire una filosofia diversa dell’Italia. Non essere più i numeri uno solo nell’emergenza. Al centro dell’agenda politica deve esserci l’idea di una strategia della prevenzione per le prossime generazioni. Bisogna intervenire anche in Europa, per cambiare l’approccio dell’austerity. Sindaci d’Italia, piaccia o non piaccia a Bruxelles, tornate a progettare. Le spese per la ricostruzione resteranno fuori del patto di stabilità, checché ne dica l’Europa”. Poi torna al focus della campagna referendaria.

Con questo voto “siamo a un bivio: questo è un derby tra passato e futuro, tra cinismo e speranza, tra la rabbia che diventa odio e la proposta, tra la nostalgia e il domani”

ha detto il presidente del consiglio dopo aver incassato l’appoggio di Cuperlo e che poi, sempre dal palco della Leopolda, lancia un attacco a Massimo D’Alema che “dice ‘noi l’avremmo fatta meglio’. E perché non l’hai fatta in questi anni allora?”. Poi una frecciata anche per Silvio Berlusconi di Fi: “Ha detto che con la riforma si rischia un uomo solo al comando… Poi ci chiedono perché ci sta così simpatico, oh ma è meraviglioso…”.

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