ART News

Agenzia Stampa per emittenti radiofoniche

Rosatellum bis: alla Camera ok alle prime due fiducie

2 min read

La Camera ha confermato la fiducia al governo anche sul secondo articolo della legge elettorale. I voti a favore sono stati 308, 81 i contrari, 8 gli astenuti. Domani, a partire dalle 9, si terranno le dichiarazioni di voto sulla terza ed ultima fiducia, posta sull’articolo 3 del testo. La votazione avrà inizio alle 11. Poi l’Assemblea di Montecitorio esaminerà i restanti due articoli, per passare agli ordini del giorno e alle dichiarazioni di voto finali.

Dalla folla in piazza intanto sono saliti i fischi rivolti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre sulla legge elettorale arrivano dichiarazioni infuocate dei pentastellati e dello stesso Beppe Grillo, ma anche di Pier Luigi Bersani che, arrivando alla manifestazione, commenta: “Da Gentiloni non me lo sarei mai aspettato, ha perso di credibilità”. Anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, critica il metodo con cui la legge è arrivata in aula e annuncia che al Senato dirà tutto quello che pensa al riguardo. E D’Alema attacca: ‘Legge inaccettabile, la dirigenza del Pd logora la democrazia’.

Da parte sua il segretario del Pd Matteo Renzi contrattacca: “Assurdo parlare di fascistellum. La fiducia non è un colpo di mano,  ma una possibilità che il diritto parlamentare esprime. La usò anche De Gasperi”, afferma durante la presentazione del libro di Piero Fassino “Pd davvero”.
“La fiducia sulla legge elettorale è un atto eversivo. Solo Mussolini aveva fatto cose simili”, tuona invece Alessandro Di Battista, dalla piazza di Montecitorio, mentre Luigi Di Maio durante la protesta ha aggiunto: “Domani sera, quando ci sarà il voto finale sulla legge elettorale, noi faremo una veglia per la democrazia davanti al Parlamento”.

Oltre al voto di fiducia sui primi due articoli della legge, oggi è stato dato parere positivo anche a un emendamento che modifica l’articolo 4, sull’ineleggibilità nella circoscrizione estero di quegli italiani con doppia cittadinanza che hanno ricoperto negli ultimi 10 anni cariche politiche o di governo, nella magistratura o nelle forze armate nel Paese di emigrazione. Quel limite è stato abbassato da 10 a 5 anni.

Autore