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Russia, violente proteste in Daghestan. Putin a Erdogan: “Potremmo tornare a negoziare con l’Ucraina”

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Proteste e scontri con la polizia nella regione russa del Daghestan dove i manifestanti sono scesi in piazza contro la mobilitazione parziale annunciata mercoledì scorso dal presidente russo Vladimir Putin. Decine di video pubblicati sui social mostrano manifestanti che affrontano la polizia e altri funzionari della sicurezza. L’osservatore russo indipendente dei diritti umani ha riferito che gli agenti hanno fatto ricorso all’uso di pistole stordenti e manganelli sulla folla. Sono attualmente 799 i manifestanti detenuti in Russia dopo gli arresti nelle proteste. Il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, ha annunciato nel suo sermone che ai soldati che muoiono in Ucraina saranno lavati tutti i peccati.

Secondo il ministro degli Esteri turco il presidente russo Putin, durante i colloqui con Erdogan a Samarcanda, avrebbe ammesso che la Russia potrebbe tornare a negoziare con l’Ucraina. Putin ha sollevato intanto dal suo incarico l’ambasciatore russo di lungo corso che ricopriva la carica di rappresentante permanente della Russia presso l’Unione europea.
Il Cremlino ammette “errori” negli sforzi di mobilitazione in Russia e spiega di non aver “preso alcuna decisione” al momento sulla chiusura dei confini. Un alto funzionario della Commissione europea, dichiara intanto che al momento non c’è alcun esodo dalla Russia verso i confini europei. “Le Agenzie europee – precisa – stanno acquisendo i dati per capire l’entità del fenomeno, dopo la mobilitazione parziale annunciata da Putin”. Al confine con la Finlandia, secondo i dati della Guardia di frontiera, il traffico in ingresso nel corso del fine settimana è stato più alto del solito (circa 8 mila ingressi ogni 24 ore) ma poi si è stabilizzato.

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