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Sci, impianti chiusi fino al 5 marzo. Scoppia la polemica: ira di Lega e Regioni

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La decisione in extremis di Roberto Speranza di chiudere le piste da sci almeno fino al 5 marzo infiamma il neonato governo Draghi. Contro il provvedimento del ministro della Salute, diretta conseguenza del parere del Comitato tecnico scientifico e dell’allarme dell’Istituto superiore di sanità sulla variante inglese del covid-19, si scagliano i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia e tutta la Lega.

“La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto” è  l’attacco leghista che arriva da Giorgetti e Garavaglia, con Matteo Salvini che aveva già criticato l’ipotesi dello stop.

Sgomento anche tra i governatori“Sono allibito da questa decisione”, dice il presidente del Piemonte, Alberto Cirio. “Soltanto dieci giorni fa – aggiunge – il Comitato tecnico scientifico nazionale aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare. Su queste direttive il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane”. “Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa”, attacca il presidente della Lombardia Attilio Fontana: “Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di settimana in settimana è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini”.  “Ora non si può più parlare soltanto di ristori – dice in un’intervista il governatore del Veneto Luca Zaia -. In questo caso ci vorranno degli indennizzi. Dei riconoscimenti per il danno subito. Le Regioni che avrebbero riaperto, Lombardia e Piemonte, hanno saputo del nuovo stop quattro ore prima della riapertura possibile”.

Esprime “stupore e sconcerto” il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. “C’è rabbia – spiega –  Spero sia l’ultima volta, non è più tollerabile saperlo poche ore prima, oltre al danno c’è la beffa. E’ un metodo inaccettabile”.

La decisione di Speranza mette definitivamente a terra le speranze di un intero settore che si sente “preso in giro” dall’ultimo improvviso dietro front. “Per l’economia delle Regioni è una mazzata all’ultimo secondo” commenta il coordinatore della Commissione speciale Turismo ed Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario. “Perché – spiega – dopo due rinvii arriva un altro stop. Le Regioni in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne una macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole”.

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