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Scontri a Gaza: bilancio sale a 61 morti. Turchia espelle ambasciatore israeliano

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Decine di migliaia di persone hanno partecipato a Gaza ai funerali dei palestinesi uccisi ieri durante i duri scontri con l’esercito israeliano lungo il confine. In Cisgiordania è stato proclamato un lutto di tre giorni. Oggi nuove manifestazioni, in concomitanza con lo sciopero generale indetto nel 70esimo anniversario della Nakba, la “catastrofe” della nascita dello Stato di Israele.

Intanto, il numero delle vittime degli scontri lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo stato ebraico continua a crescere. Il ministero della Sanità della Striscia ha comunicato che sono 60 le persone uccise durante le violente proteste per l’inaugurazione della nuova ambasciata Usa a Gerusalemme. A queste vittime si aggiunge il decesso di una neonata deceduta a causa delle inalazioni dei gas lacrimogeni. I feriti sono circa 2.800.

La tensione è scoppiata ieri nel giorno del trasferimento a Gerusalemme dell’ambasciata americana. Tutto il mondo guarda al Medio Oriente, e dopo le dichiarazioni arrivate ieri, le prime decisioni concrete cominciano ad arrivare da alcuni Paesi e organizzazioni. Al Palazzo di vetro di New York il Kuwait ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza Onu. Fonti diplomatiche affermano però che gli Stati Uniti avrebbero bloccato una richiesta di inchiesta indipendente su quanto avvenuto sulla Striscia.

Intanto La Turchia ha deciso di espellere l’ambasciatore israeliano in Turchia, Eitan Naeh. Il diplomatico, riporta Haaretz, è stato convocato al ministero degli Affari esteri turco ad Ankara e gli è stato chiesto di lasciare il Paese. L’allontanamento del diplomatico segue il richiamo degli ambasciatori turchi a Washington e Tel Aviv. Una misura, ha detto il presidente Erdogan, in segno di protesta “per le violenze commesse dai soldati israeliani contro i manifestanti nella Striscia di Gaza”, considerando “gli Stati Uniti corresponsabili”.

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