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Sì alla vendita di due fregate italiane all’Egitto: amarezza della famiglia Regeni e polemica nella maggioranza

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Non manca che la firma finale della Uama, l’Autorità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, per siglare la vendita di due fregate Fremm Fincantieri all’Egitto, vicenda che aveva dato vita a un dibattito serrato, con la famiglia Regeni che aveva dichiarato di sentirsi “tradita” dal governo italiano.

Giulio Regeni, lo ricordiamo, era un dottorando italiano dell’Università di Cambridge che venne rapito il 25 gennaio 2016 a Il Cairo, nel giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir. Venne poi ritrovato senza vita e con presunti segni di tortura sul corpo, il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

La questione scottante , al centro del dibattito politico di questi giorni, è stata discussa ieri pomeriggio durante il consiglio dei ministri. Ma la decisione finale del governo scuote i partiti di maggioranza.

Il deputato del Pd, Matteo Orfini, ha annunciato su Twitter che lunedì, durante la direzione del partito, presenterà “un ordine del giorno che chiede di interrompere la vendita di forniture militari all’Egitto. Spero che molti lo sottoscrivano e che venga approvato senza tentennamenti”.

Tuttavia all’interno dello stesso Pd esistono spaccature, con i deputati dem Alberto Pagani e Carlo Miceli, che si erano detti favorevoli alla vendita delle due fregate Fremm al presidente al Sisi. Una posizione su cui Orfini ha chiesto l’intervento del segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

Anche il deputato di Leu, Nicola Fratoianni, ha ribadito la contrarietà del partito all’operazione di Conte “per molte ragioni che hanno a che fare con l’etica, con il giudizio politico verso un regime che non rispetta i diritti umani, e i cui apparati di sicurezza sono coinvolti nel barbaro omicidio di Giulio Regeni e che detengono in modo immotivato lo studente Zaky universitario a Bologna. A questo punto – conclude Fratoianni- il nostro auspicio è che tutto il governo lavori affinché questa decisione venga rivista, senza nessuna vendita. Un gesto di dignità per il nostro Paese”.

Gli stessi 5 Stelle hanno depositato alla Camera un’interrogazione al ministro degli esteri Luigi Di Maio. I firmatari sono Lattanzio, Trizzino, De Lorenzo, Siragusa, Villani, Suriano, Ehm, Sarli. I deputati grillini chiedono in particolare “se il ministro, in considerazione anche del fatto che la legge n.185 del 1990 esplicita il divieto di esportazioni di armi verso Paesi in guerra o che violino apertamente i diritti umani, non intenda modificare la politica adottata in merito all’export di armamenti riconsiderando in particolar modo la direttrice commerciale verso l’Egitto”.

Come se non bastasse ad alimentare la querelle anche le indiscrezioni del settimanale panarabo The Arab Weekly secondo cui, l’Italia potrebbe vendere all’Egitto ben 6 fregate Fremm (4 nuove oltre alle 2 citate) e 20 pattugliatori d’altura di Fincantieri, oltre a 24 caccia Eurofighter Typhoon e numerosi velivoli da addestramento M-346 di Leonardo, più un satellite da osservazione, per un valore complessivo di 10,7 miliardi di dollari.

Oltre alle polemiche politiche poi, montano anche i malumori all’interno della Marina militare italiana. Quest’ultima infatti era la destinataria delle due fregate vendute invece all’Egitto.

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