La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sarà domani a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e “riaffermare l’incrollabile sostegno dell’Ue nei confronti dell’Ucraina“. La Commissione venerdì ha inviato agli Stati membri la proposta per l‘undicesimo pacchetto di sanzioni. I tempi dell’approvazione, a quanto si apprende, non si prevedono eccessivamente lunghi.
I russi hanno cominciato l’arruolamento a Mariupol, occupata all’inizio della guerra. Lo riferisce il sindaco in esilio della città. In Ucraina intanto cinque persone sono rimaste ferite a seguito di un attacco aereo notturno su Kiev, condotto con droni kamikaze di fabbricazione iraniane. Missili hanno colpito anche Odessa, nel sud del Paese. L’attacco è stato lanciato dall’aviazione russa che ha diretto missili sul magazzino di un’impresa alimentare e su un’area ricreativa sulla costa del Mar Nero. Kiev ha risposto con massicci bombardamenti nella regione russa di Belgorod: “La città di Shebekino – riferisce il governatore – è stata attaccata, ci sono quattro feriti”.
“Numerosi civili ucraini catturati dai russi sono costretti a scavare trincee in previsione di una controffensiva ucraina, ma non saranno in ogni caso considerati traditori” ha precisato il quartier generale di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra, che risposto alle domande poste dalle famiglie degli ucraini catturati. “Abbiamo cittadini russi che sono stati condannati. Ma non c’è ancora risposta dalla Russia in merito alla loro disponibilità a scambiarli con la nostra gente. I nostri ostaggi civili sono accusati nella Federazione Russa di resistere alla cosiddetta operazione speciale e sono trattenuti per costringere l’Ucraina a negoziati politici, che non ci saranno. Ma sono in corso negoziati per uscire dallo stallo e un processo per il rilascio dei nostri civili”. Tra le ipotesi, anche quella di scambiare i sacerdoti del Patriarcato di Mosca trattenuti per il loro sostegno agli invasori.
Intanto decine di autotrasportatori polacchi hanno bloccato il principale valico doganale tra Polonia e Ucraina per impedire l’ingresso di camionisti ucraini, accusati di concorrenza sleale. Le proteste dei camionisti polacchi hanno provocato l’accumulo di oltre 5.000 camion sul versante ucraino, con attese fino a 10 giorni per attraversare il confine. Le compagnie di trasporto polacche e gli operatori indipendenti chiedono il ripristino dei permessi obbligatori per i vettori ucraini, un requisito che è stato ritirato la scorsa estate in base a un accordo con l’Unione Europea.