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Vaccini obbligatori: bocciati i ricorsi del Veneto

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L’introduzione dei vaccini obbligatori per l’accesso a scuola è legittima. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, bocciando due ricorsi della Regione Veneto in quanto le questioni sollevate “non sono fondate”. E la scelta non è stata irragionevole, precisano i giudici costituzionali, poiché volta a tutelare la salute individuale e collettiva e fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie. Le questioni sottoposte alla Corte costituzionale non mettevano in discussione l’efficacia delle vaccinazioni ma la loro obbligatorietà, sospesa dalla Regione Veneto con una legge del 2007 che aveva introdotto un sistema di prevenzione delle malattie infettive basato solo sulla persuasione.

Il ministro della salute Beatrice Lorenzin su Twitter ha espresso “Grande soddisfazione per la conferma di costituzionalità del #decretovaccini da parte della Consulta. I vaccini sono una conquista della scienza e una delle più importanti misure di prevenzione esistenti. Il decreto protegge la salute dei nostri bambini e di tutta la comunità».

“Prendiamo atto di questa sentenza della Consulta, che rispettiamo”, le dichiarazioni invece del governatore Luca Zaia. “Come governatore io ho fatto solo il mio dovere, perché ho difeso un modello che esisteva da dieci anni, fondato sulla libertà di scelta e sul dialogo con le famiglie. Ora si passa alla coercizione – ha detto il presidente veneto – non abbiamo mai avuto posizioni contro le vaccinazioni, anzi, mi spiace che la difesa di questo modello, che condividiamo con 15 Paesi europei, come la Gran Bretagna, e che è stato concordato e monitorato col Ministero della Salute, sia stata presa come una posizione no vax. Con la sentenza di oggi si scrive la parola fine su un modello su cui ci siamo spesi, anche culturalmente, con un dialogo con le famiglie, e si passa alla coercizione”.

La scelta della Corte è stata presa anche in virtù del contesto attuale caratterizzato da un progressivo calo delle coperture, con il rischio che malattie considerate scomparse tornino a circolare o che si scatenino epidemie (come succede con il morbillo). Inoltre – considerano i giudici – la legge ha modificato il testo del decreto riducendo sensibilmente le sanzioni amministrative (la cifra massima è passata da 7.500 a 500 euro) e prevedendo che, in ogni caso, debbano essere precedute dall’incontro tra le famiglie e le autorità sanitarie per favorire un’adesione consapevole e informata al programma vaccinale.

I giudici della Consulta hanno messo così un punto fermo sul tema dei vaccini obbligatori, che ha innescato aspre discussioni nell’opinione pubblica. La Regione guidata da Luca Zaia è stata però l’unica ad aver impugnato la legge. Una prima risposta al Veneto era arrivata a fine settembre dal Consiglio di Stato, che indicava come la copertura vaccinale sia “un interesse primario della collettività” e “la sua obbligatorietà può essere imposta ai cittadini dalla legge, con sanzioni proporzionate e forme di coazione indiretta”.

Il Veneto aveva impugnato sia il decreto legge 73/2017, sia la norma di conversione in vigore dal 6 agosto. Disposizioni che introducono quale condizione per l’iscrizione scolastica tra 0 e 16 anni l’obbligo di vaccino gratuito contro polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus influenzae tipo b, morbillo, rosolia, parotite e varicella (solo per i nati dal 2017 in avanti). Per nidi e materne il rispetto del calendario vaccinale in vigore nell’anno di nascita del bambino è necessario per l’ammissione; per le scuole dell’obbligo il mancato rispetto della norma fa scattare un richiamo e colloqui con le famiglie, con il rischio di multe da 100 a 500 euro.

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