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Venezuela: è braccio di ferro tra Usa e Russia e Guaidò annuncia scioperi ad oltranza

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Esplode lo scontro tra Stati Uniti e Russia mentre continua a salire la tensione nelle strade in Venezuela. In una burrascosa telefonata, all’indomani del “golpe fallito”, come l’ha liquidato il presidente venezuelano Nicolas Maduro, il ministro degli esteri russo Lavrov, ha rinfacciato al collega americano Mike Pompeo di non aver escluso un’azione militare Usa nel Paese. Intanto in Venezuela nuove manifestazioni di piazza per disarcionare il regime sono state convocate dal leader dell’opposizione autoproclamatosi presidente ad interim Juan Guaidò.

Mosca ha ammonito Washington a non immischiarsi negli affari interni del Venezuela, minacciando altrimenti “gravi conseguenze”: “E’ una violazione flagrante del diritto internazionale che non ha nulla a che fare con la democrazia”, ha urlato al telefono Lavrov.

Dura la replica di Pompeo, che ha accusato la Russia (e Cuba) di voler “destabilizzare” il Venezuela, mettendo così a rischio le relazioni bilaterali tra Washington e Mosca. Il capo del Dipartimento di Stato ha quindi insistito perché la Russia cessi immediatamente le attività di sostegno a Maduro. Mentre a mettere in guardia Cuba ci ha pensato direttamente Donald Trump: “Se le truppe e le milizie cubane non cesseranno immediatamente le operazioni militari e di altro genere allo scopo di causare la morte e la distruzione della Costituzione venezuelana, imporremo un embargo totale sull’isola insieme a più sanzioni”, ha tuonato il presidente in un tweet.

Intanto nel Paese nuove manifestazioni di piazza per disarcionare il regime sono state convocate dall’ autoproclamatosi presidente ad interim Juan Guaidò, che ha annunciato che a partire da oggi, inizierà un programma di scioperi scaglionati nell’amministrazione pubblica, fino a far sì che tutti i settori si uniscano in uno sciopero generale. “Resteremo nelle strade fino ad ottenere la fine dell’usurpazione di Maduro, un governo di transizione e libere elezioni”, ha assicurato Guaidò.

Una donna di 27 anni è rimasta uccisa ieri durante le proteste a Caracas. Lo rende noto l’Observatorio Venezolano de la Conflictividad Social su Twitter, condannando “l’assasinio di Jurubith Rausseo García colpita da una pallottola mentre partecipava ad una manifestazione ad Altamira”. Anche Juan Gauidò ha condannato l’uccisione della manifestante ad opera delle persone “che hanno deciso di sparare contro un popolo che ha deciso di liberarsi”.

Si tratta della seconda persona uccisa dopo il 24enne Samuel Enrique Mendez che, ha perso la vita nello stato venezuelano di Aragua. Nella rivolta sono rimaste ferite finora 95 persone, 26 proprio ad Aragua e 69 Chacao, nello stato di Miranda, uno dei cinque Comuni del Distretto metropolitano di Caracas.

L’Ong Provea ha detto che le proteste contro la presidenza di Maduro si sono diffuse in 28 stati e le vittime, dal 2013 quando Maduro è stato eletto per la prima volta ad oggi, sono 271.

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