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Trump contro la stampa americana

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Trump contro tutti. Dopo le parole per niente gradite da Hollande sulla Francia: “Parigi non è più Parigi”, il presidente americano va all’attacco delle prestigiose testate statunitensi. L’amministrazione Trump ha infatti arruolato funzionari della comunità d’intelligence e politici del Congresso per contrastare le notizie riguardanti i presunti legami tra alcuni membri della campagna elettorale del presidente Usa e la Russia, che hanno indotto l’Fbi ad avviare un’indagine, che è ancora in corso.

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La settimana scorsa i funzionari hanno fatto diverse chiamate nel tentativo di sminuire le indiscrezioni circolate negli ultimi mesi riguardanti il canale diretto tra il tycoon e il Cremlino.

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Ieri sono arrivate le prime ammissioni dalla Casa Bianca su tentativi di contattare la polizia federale, ma non si è sbottonata su un presunto piano B e le richieste fatte ai funzionari dell’intelligence.  Il Washington Post ha inoltre sottolineato  che due funzionari non hanno svelato la loro identità, pratica condannata dal presidente americano nel suo intervento alla conferenza dei conservatori CPAC.

Come se non bastasse, ad alimentare la tensione, la decisione del presidente statunitense di non accreditare i giornalisti di Cnn, New York Times, Los Angeles Times e Politico ad unbriefing ristretto convocato da Sean Spicer, portavoce del presidente Donald Trump.

I reporter – senza alcun motivo ufficiale – sono stati bloccati prima dell’inizio del punto stampa.  Il presidente dell’associazione dei corrispondenti della Casa Bianca, Jeff Mason, l’ha definita una mossa  “inusuale e senza precedenti” nella storia delle relazioni tra la Casa Bianca e la stampa. 

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