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Csm: è polemica per le parole del leghista Morrone

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Scoppia il caso Jacopo Morrone nei rapporti tra governo e magistratura. Il sottosegretario alla giustizia e parlamentare della Lega, è infatti intervenuto a un corso di formazione per 350 giovani magistrati, a due giorni dalle elezioni dei togati del Csm, auspicando che la magistratura si liberi dalle correnti, in particolare di quelle di sinistra.

A queste parole si è scatenata la tempesta. Protestano, i responsabili di Artea, la corrente di sinistrar delle toghe, l’Anm, i singoli consiglieri attuali e futuri del Csm e alle 13, arrivano anche le parole del vice presidente del Csm Giovanni Legnini: “Telefonerò e scriverò una lettera al ministro della Giustizia sulle parole del sottosegretario Morrone per informarlo e chiedere di assumere delle determinazioni”.

Da via Arenula tace il Guardasigilli Alfonso Bonafede, ma lo stesso Morrone è costretto a una dichiarazione che suona come un’ammissione e al contempo un ‘mea culpa’: “In magistratura non ci sono correnti migliori di altre. E le mie parole pronunciate questa mattina al Csm sono un’opinione personale che non rappresenta la posizione del ministro Bonafede. In questo senso ho avuto un’uscita irruente e infelice rispetto al contesto e alla rappresentanza. Rivendico comunque la posizione politica, la Lega ha sempre criticato le correnti in magistratura perché portano alle storture che sono emerse e a più riprese denunciate in diversi anni. Non era mia intenzione sostituirmi al ministro di cui stimo e rispetto la posizione. Così come rispetto la stragrande maggioranza della magistratura che porta avanti la propria missione con abnegazione e imparzialità”.

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