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Digital Media Fest 2020: una versione tutta online da…’Vertigini’

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Ottimo bilancio per l’edizione 2020 del Digital Media Fest, il festival creato e diretto da Janet De Nardis. Oltre 100mila visualizzazioni, mentre le visualizzazioni sui social hanno raggiunto le 50.000 persone questo il risultato delle tre giornate di festival trasmesse in streaming su www.digitalmediafest.it. In questa edizione dove in tutta Italia molti dei festival dal vivo sono stati obbligati a saltare un’edizione, il Digital Media Fest in una versione “atipica”, traccia un bilancio molto positivo dimostrando che la creatività sul web è il futuro dell’audiovisivo.

Contro gli imprevisti legati alle nuove misure per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19, i tanti talenti del web, filmmakers, creators e registi hanno seguito con attenzione il programma del Festival. Non sono mancati gli incontri con le webstar più amate della rete, da i The Cerebros, Lea Cuccaroni, Angelica Massera, Titina Maroncelli, i PanPers, Filippo Caccamo e le CosìFanTutte.

Il premio come “Best Italian Webserie” è andato a ‘VITERBIUM – LA CACCIA AL TESORO’.

Il premio al “Best Vertical Video” è andato invece a ‘VERTIGINI- FUORISEDE ’, prodotto da Giungla Collective, con Francesco Bovara, Francesco Andreozzi e Federica Leonzi, diretto da Giovanni Merlini e Lorenzo Silano. Scritto da Giovanni Merlini, Lorenzo Silano e Francesco Bovara
Li abbiamo intervistati per voi.

 

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Alla luce della pandemia di coronavirus che ha prima svuotato e poi fortemente ridotto le presenze in sala, quale può essere il contributo del web e delle nuove tecnologie al mondo del cinema?
“Insieme con Lorenzo Silano e Francesco Bovara, abbiamo girato nell’estate del 2019 questa webserie verticale horror antologica. I prodotti audiovisivi del web vivono di vita propria. A differenza del cinema, hanno un linguaggio non ancora maturo e formalizzato, si basano su tempi diversi, molto più brevi e su una fruizione in pillole. Seguono regole diverse. È un ambiente in parte inesplorato, soprattutto nel formato verticale, ma ha poco o nulla a che vedere con il cinema. Se li accostiamo, il cinema è destinato a soccombere semplicemente perché i gusti sono cambiati. Bisognerebbe invece vedere il cinema per quello che è, qualcosa di diverso, evitando il movimento di emulazione che sta caratterizzando il cinema pop contemporaneo o quello di radicale separazione del cinema arthouse”.

“Con Vertigini non abbiamo fatto cinema, è un prodotto che non ha senso sul grande schermo. Il cinema rimane il nostro principale obiettivo. Il web e Vertigini sono stati un interessante esperimento che può solo visivamente definirsi ‘cinematografico’. Come per altre arti, il web può svolgere una funzione di distribuzione di opere dimenticate o di sponsorizzazione dei nuovi autori, ma non può per sua natura, porsi come alternativa alla sala. In sostanza pensiamo che un prodotto cinematografico, se non fruibile in sala, ma solo sul web, è come castrato, mentre ci sono prodotti che, essendo più adatti al web, è bene che non raggiungano la sala perché… non sono cinema”.

Cosa cambia nel modo di fruizione di un prodotto digitale? Qual’è il target di riferimento?
“Gli episodi di Vertigini sono stati pubblicati e sponsorizzati su Instagram TV. In fase di scrittura ci siamo posti dei limiti per creare qualcosa che fosse adatto alla piattaforma. L’elemento principale è la verticalità che, se fruita da cellulare, può essere visivamente appagante, ma perde fascino se guardata sullo schermo di un pc o al cinema. Allo stesso modo il formato orizzontale semplicemente non è adatto ad una fruizione immediata sul cellulare. Altri elementi sono una narrazione prettamente visiva, quasi completamente priva di dialoghi, perché i video sarebbero stati probabilmente riprodotti senza cuffie o distrattamente, magari in luoghi affollati e rumorosi, quindi era necessario che la storia arrivasse chiaramente attraverso le immagini. Infine la durata. Ogni episodio doveva essere compresso e denso di avvenimenti. La soglia di attenzione di uno spettatore online è molto bassa quindi bisognava attirare subito la sua attenzione e non tirare troppo per le lunghe la narrazione”.

“Il target è ovviamente quello dei frequentatori attivi di IG, ovvero in prevalenza utenti tra i venti e i trent’anni. Non avrebbe avuto senso puntare su un target più giovane perché il prodotto non era adatto ad una piattaforma come TikTok che è frequentata dai giovanissimi o su Youtube, dove il formato verticale sarebbe stato deleterio”.

Nella presentazione di Vertigini, dite che è stata anche un’occasione per parlare delle paure della vostra generazione. Quali sono queste paure?
“I protagonisti di Vertigini sono tutti tra i 18 e i 25 anni. Crediamo che la serie affronti delle situazioni di tensione specifiche di questa generazione facendole sfociare poi in incubo e terrore. Spesso si tratta di dettagli, cose che si intravedono sullo sfondo, che volevamo caratterizzassero i nostri personaggi e le loro vite. C’è l’ansia sociale di sentirsi soli e rifiutati. C’è il rapporto morboso con il telefono e la paura di definire la propria sessualità e confrontarsi con sé stessi su certi argomenti. Sono temi che ricorrono nel genere horror anche del passato, ma questi li riteniamo più specifici della nostra generazione. Ovviamente poi non tutti gli episodi della serie hanno questo intento. Alcuni vogliono solo spaventare lo spettatore e lo fanno ricorrendo a stilemi narrativi classici”.

Vertigine e soprattutto le locandine che precedono i video richiamo alla mente atmosfere a metà strada tra Hitchcock e lo splatter. Quali sono le influenze che maggiormente caratterizzano i vostri lavori?
“Le locandine sono state create da Lorenzo Silano che si occupa di tutto il progetto grafico di Giungla Collective. Le influenze durante l’ideazione di Vertigini sono state delle più varie. Partendo da ‘Piccoli Brividi’ passando per Ai confini della realtà fino ad arrivare a lavori recentissimi che ci hanno stimolato molto come il film Hereditary di Ari Aster o la serie Netflix The Haunting of Hill House, tenendo sempre presenti le pietre miliari del genere, tra tutte Gli Uccelli di Hitchcock. Ovviamente abbiamo deciso di omaggiare il maestro della suspense sopra ogni altro, citando il suo capolavoro La Donna che Visse Due Volte (Vertigo) nel titolo della nostra serie”.

Che esperienza è stata quella di partecipare al Digital Media Fest?

“Ci dispiace molto che, per forza di cose, il DMF quest’anno si sia tenuto in forma digitale (nonostante la coerenza con il tema del festival). In fin dei conti abbiamo girato Vertigini e tutti i nostri lavori anche con l’obiettivo di allargare le nostre conoscenze e incontrare altri creativi, eventualmente per far nascere nuove collaborazioni. Tutto ciò non è stato possibile in questo 2020. Nondimeno il festival ci ha dato una piattaforma per mostrare il nostro lavoro e farlo conoscere a nuove persone e di questo non possiamo che essere grati. Inoltre il premio che ci hanno riconosciuto ci riempie di orgoglio”.

“Siamo felici che Vertigini sia stato notato perché dietro ai sei episodi c’è l’impegno di una troupe composta da una trentina giovani professionisti provenienti da tutta Italia (Roma, Milano, Venezia, Genova) che ha lavorato per sei giorni a San Benedetto del Tronto (AP) per produrre sei cortometraggi. È stato impegnativo ma il clima che si è creato sul set era quello di una grande famiglia. Siamo felici soprattutto che il loro lavoro sia stato apprezzato. Noi invece speriamo solo che il premio del Digital Media Fest ci possa dare la spinta giusta per continuare a produrre video”.

La serata finale, ideata da Janet De Nardis, in una formula innovativa e divertente, ha ricevuto numerosi complimenti, tanto da rendere l’evento, nonostante la pandemia il più cliccato e condiviso. Presentato dalla De Nardis e Savino Zaba, con l’incursione di Laverne Daley, direttamente dal ‘Miami web fest’, ha visto la partecipazione di due comici d’eccezione: da Roberto Ciufoli ad Annalisa Aglioti. Anche Elena Sofia Ricci è intervenuta nella serata finale con un videomessaggio per ribadire l’importanza dei festival dal vivo e complimentarsi per la qualità delle opere che hanno partecipato al concorso.

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