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Accordo Italia-Albania sui migranti, la Pd Schlein: “inaccettabile che non passi in Parlamento”

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Il governo albanese ha pubblicato sul sito del primo ministro Edi Rama, il testo integrale del protocollo Italia-Albania sulla gestione dei flussi migratori. Tutti i 14 articoli dell’intesa e i due allegati, possono essere consultati in lingua albanese.

Il primo allegato riguarda le aree destinate alla realizzazione della struttura per le procedure di ingresso e per l’iter di riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto di ingresso e soggiorno nel territorio italiano.

Il secondo riguarda la “regolazione dei rimborsi da parte italiana a parte albanese” e, fra l’altro, prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore dell’intesa, Roma versi a Tirana “16,5 milioni di euro ” per il primo anno di attuazione del protocollo”.

In base all’accordo, in Albania ci sarà un solo centro di accoglienza per tremila persone e un centro di primo arrivo, dove i migranti saranno ospitati “in condizioni dignitose” e poi trasferiti. Lo ha specificato lo stesso premier albanese a Rainews24, chiarendo che non si tratta di due centri di accoglienza distinti. Edi Rama ha quindi specificato che nella stessa area, Tirana ha ospitato in passato oltre 4.000 afghani e ora, con la rotazione prevista, si potranno ospitare circa 36 mila persone nel periodo previsto dal protocollo.

Gli esponenti della maggioranza sostengono la bontà dell’accordo, ma non si placano le richieste di chiarimenti da parte delle opposizioni. Il leader di Azione Carlo Calenda ha parlato di accordo “boomerang” e di “inutile propaganda”, mentre la segretaria del Pd Elly Schlein attacca il governo: “Martedì abbiamo appreso di un accordo con l’Albania, che non può nemmeno essere definito accordo”, dichiara la segretaria del Pd. “In Italia gli accordi internazionali passano per il Parlamento e per noi è inaccettabile che questo non passi “, sottolinea per poi aggiungere: “Non lo fanno perché danno che viola l’articolo 10 della Costituzione, per il quale l’asilo si chiede sul territorio della Repubblica.

Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, proprio sul passaggio in Parlamento ha ribadito che non è previsto che l’accordo passi dalle Camere: “C’è già un accordo internazionale che regola la materia. Questo è un trattato di collaborazione rafforzata tra Italia ed Albania in tema di immigrazione che è già previsto dagli accordi internazionali precedenti sottoscritti dai due Paesi. Il primo del 1995 l’altro nel 2017. Si tratta appunto di un accordo di collaborazione rafforzata previsto da quelli precedenti già sottoscritti e ratificati negli anni passati, quindi il passaggio non serve”.

Duro il commento di don Giacomo Martino, responsabile genovese di Migrantes: “Dai lager libici in cui le persone venivano sfruttate e torturate, passiamo a campi di concentramento, oltre 36.000 persone in un anno, in Albania. Delocalizzare il problema e non pensare all’opportunità di restare umani e dare speranza a chi transita semplicemente dall’Italia”. Martino non va per il sottile. “Dire che uno è un immigrato illegale mentre chiede la protezione internazionale per sé e i suoi cari, è lo stesso pregiudizio che ha trasformato l’odio verso i più deboli nei lager nazisti – attacca- ‘Il lavoro rende liberi…arbeit macht frei’, il principio è esattamente lo stesso, anche se i modi sembrano apparentemente più garbati. Saranno preservati i minori, le donne e i vulnerabili”. Ma, si chiede, “legale, invece, è forse separare le mogli dai mariti o peggio ancora i figli dai padri? Questo ci fa già capire che tipo di strutture saranno realizzate e, nonostante si dichiari che tutto viene fatto sotto l’egida dell’Italia, si trova naturalmente un escamotage in cui nessuno stato europeo si prenderà mai cura di queste persone”.

Anche l’Unicef sta valutando “con attenzione i possibili effetti del recente accordo Italia-Albania sulle persone di minore età e conferma la necessità di preservare sempre l’unità familiare”. “La separazione delle famiglie è infatti – afferma Nicola Dell’Arciprete, coordinatore Risposta dell’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia centrale in Italia – una situazione profondamente angosciante per i bambini, che li espone a un rischio maggiore di violenza, abuso e sfruttamento. Nessun accordo sulla gestione della migrazione o sull’asilo dovrebbe pertanto sostenere o facilitare la separazione dei bambini dalle loro famiglie”.

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