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Alessia Pifferi: sciopero della fame dopo l’ergastolo. Il suo avvocato: “Ho ricevuto minacce di morte”

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Alessia Pifferi ha iniziato lo sciopero della fame in carcere a Milano. La 39enne condannata all’ergastolo in primo grado per aver fatto morire di stenti sua figlia Diana, di soli 18 mesi, nell’estate 2022, ha smesso di alimentarsi da almeno 24 ore e ha dichiarato: “Non ho più voglia di vivere”. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza che arriveranno tra circa tre mesi, la difesa dell’imputata si prepara al processo d’appello. Se ne è parlato a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV. Alessia Pontenani, avvocato di Alessia Pifferi, ha detto: “Sto aspettando un’altra documentazione su Alessia Pifferi che presenterò in appello. Una documentazione che purtroppo non mi è arrivata in tempo per il processo di primo grado. Si tratta di un fascicolo di un altro ospedale lombardo: cinque cartelle mediche relative alla mia assistita. Il mio obiettivo, sulla base di questo nuovo materiale, sarà quello di chiedere in fase di processo d’appello un’altra perizia psichiatrica; spero che mi venga concessa, ma, non ho motivo di dubitarne. Inoltre, spero che quello d’appello sia un processo meno mediatico di quello di primo grado”.

Processo mediatico. Su questo punto l’avvocato di Alessia Pifferi ha detto: “Certo, forse l’eccessiva mediaticità avuta dal processo in Corte d’Assise è anche colpa mia, magari sono stata un po’ troppo in televisione alimentando l’interesse morboso del pubblico sulla vicenda. Sono molto curiosa di leggere le motivazioni della sentenza per vedere come la Corte giustificherà questa ingiusta condanna all’ergastolo. Voglio capire bene perché la premeditazione non è stata riconosciuta: probabilmente la Corte ha ritenuto la sussistenza del dolo eventuale. Per giustificare questa condanna ci deve essere per forza il dolo. Vedremo tra 90 giorni. La cosa peggiore comunque sono state le tante minacce di morte che ho ricevuto con telefonate anonime, messaggi, mail e attraverso i vari social. In particolare, mi ha colpito molto una minaccia ricevuta su Instagram dal profilo ‘17Y’ dove una persona mi ha scritto ‘ti vengo a prendere, ti ammazzo’. Poi ho scoperto che si trattava di una ragazzina di 17 anni”.

Querele in vista? L’avvocato Alessia Pontenani ha concluso dicendo: “Qualcuno mi ha consigliato di cominciare a far partire querele a raffica visto che di molti ho anche nome e cognome e che per la Polizia Postale non è difficile risalire all’identità di alcuni attraverso il solo nickname. Ma la cosa ancor più incredibile è che anche molti miei colleghi avvocati si sono permessi di dirmi che non avrei mai dovuto difendere la Pifferi perché è un mostro. Ecco se arriviamo a classificare le persone come mostri in base al reato, allora siamo ridotti veramente male. Del resto c’è anche da dire che nel momento in cui un pubblico ministero, un procuratore della Repubblica come il pm De Tomasi dice che la pena deve essere sofferenza, allora forse dovremmo rivalutare un po’ tutto quanto, perché io invece ritengo sempre che la pena debba essere rieducativa, così come previsto dalla nostra Costituzione. Quando sento dire certe cose rabbrividisco perché qui mi sembra che stiamo facendo veramente un preoccupante passo indietro. Ci fosse stato il rogo pubblico in piazza la Pifferi l’avrebbero bruciata in piazza, e questo a me fa paura”.

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