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Manovra economica: domani il testo in Aula, venerdì il voto di fiducia

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La manovra slitta di un giorno e quindi arriverà nell’Aula della Camera domani, giovedì 22 dicembre, alle 8. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo, alla luce dei ritardi nei lavori in commissione Bilancio. Sono previste tre ore di discussione generale con voti non prima delle 11. Il termine per gli emendamenti è alle 8, quello per gli ordini del giorno alle 10. Il voto di fiducia è atteso attorno alle 11 di venerdì 23 dicembre.

Tra le novità tornano le multe per i commercianti che rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat. E’ stato infatti approvato in commissione Bilancio alla Camera l’emendamento alla manovra che sopprime la modifica introdotta nella stessa legge di bilancio con cui si introduceva un tetto di 60 euro entro il quale i commercianti avrebbero potuto rifiutare transazioni col pos senza incorrere in sanzioni. Inoltre cambia la norma che rivede per il 2023 e 2024 la rivalutazione automatica delle pensioni. Torna poi la possibilità di rinegoziare il mutuo passando dal tasso variabile al tasso fisso. Il congedo di genitorialità passa dal 30% all’80% della retribuzione e sarà usufruibile in alternativa tra i genitori. Infine se si rifiuta anche la prima offerta di lavoro, si perde il diritto al reddito di cittadinanza.

Sui tempi era arrivato l’ultimatum del Tesoro: “Se il Parlamento non cambia il testo, per il Mef va benissimo quello approvato in Cdm, con l’eccezione della riformulazione sul Pos”. E proprio la norma sui Pos viene di fatto soppressa, con il ritorno delle multe per gli esercenti che rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat. “Nel testo non entrerà lo scudo penale per i reati fiscali” – ha annunciato il relatore Pella di Forza Italia, e le opposizioni hanno cantato vittoria. Intanto arriva una nuova stretta al Reddito di cittadinanza: non dovrà più essere “congrua” la prima offerta che, se rifiutata, fa perdere il diritto al sussidio. A lavori ormai conclusi ieri sera si è scatenata la bagarre in Aula a causa di un emendamento sull’abbattimento dei cinghiali nelle aree urbane.

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