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Reddito di cittadinanza, sospensione per una famiglia su dieci per mancata integrazione dei moduli

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Circa 100mila nuclei dei 943mila attualmente ricevono il reddito di cittadinanza ma per una di queste famiglie su dieci verrà bloccato perchè, stando alle parole dell’Inps, è mancata l’integrazione della domanda dopo i sei mesi transitori, come previsto dalla legge.

L’istituto per la previdenza sociale nelle scorse settimane ha inviato l’avviso tramite sms a 520mila famiglie beneficiarie del reddito o della pensione di cittadinanza. Solo l’80-81% della platea interessata ha risposto alla richiesta di adeguamento: il restante 19% – circa 100mila famiglie, di cui la metà extracomunitarie (circa 53 mila) – dovrebbe non ricevere più il sussidio a partire da questo mese, con un risparmio previsto per lo Stato di circa 2 miliardi di euro.

Il reddito e la pensione di cittadinanza sono state istituite col decreto legge del 28 gennaio 2019. Durante l’iter di conversione in legge da parte del Parlamento, alcuni parametri hanno subito modifiche per evitare domande di Rdc da parte dei “furbetti”. I richiedenti ora devono certificare di non essere soggetti a misure cautelari, di non aver riportato condanne negli ultimi dieci anni e di non avere nel proprio nucleo familiare un disoccupato in seguito a licenziamento volontario. Nel frattempo però, mezzo milione di domande erano già state presentate. Così lo Stato decise di erogare il reddito di cittadinanza per un periodo transitorio di sei mesi, per poi richiedere, come avvenuto in questi giorni, le necessarie integrazioni. Percorso ancora più in salita per gli extracomunitari: nel loro caso la nuova normativa prevede “una certificazione rilasciata dall’autorità competente dello Stato estero”, tradotta in italiano e “legalizzata” dal consolato italiano, comprovante «la composizione del nucleo familiare e il possesso dei requisiti reddituali e patrimoniali”.

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